Ebar Soraya iti dogon in mandingo significa Quando sei nato non puoi più nasconderti: è il nome intero di Ebar Yekubu, giovane immigrato della Sierra Leone sbarcato a Lampedusa per sfuggire alle violenze della guerra civile che da anni sconvolge il paese africano, ma è anche, soprattutto, una tragica realtà, un imperativo di sopravvivenza per i milioni di clandestini che ogni giorno raggiungono l’Italia inseguendo il sogno di una vita più dignitosa, più ricca, più moderna, più pacifica, più felice. Sono donne, bambini, giovani e vecchi che, come Ebar, non sanno dove andare, spesso non conoscono nulla tranne il villaggio in cui sono nati, ma sentono l’urgenza di muoversi, sentono che non possono più rimanere nascosti, vittime della fame e della violenza; devono partire, devono trovare per forza un posto dove rifugiarsi. 


Maria Pace Ottieri racconta la loro storia e di riflesso quella del mondo di militari, preti, volontari che vivono per loro e di loro. Ricostruisce le peregrinazioni dei clandestini attraverso la Penisola, 



Riaassunto:

Una famiglia bresciana benestante, non particolarmente chiusa alla realtà dei migranti (il padre del protagonista infatti è il proprietario di una fabbrica dove lavorano extracomunitari con i quali ha un rapporto amichevole) ma in realtà lontana dai problemi sociali dell'emigrazione, viene sconvolta da quello che succede al figlio dodicenne Sandro; durante una crociera in barca con il padre, Sandro cade in mare e viene raccolto da un barcone di immigrati clandestini. Corre il rischio di essere identificato dagli scafisti come un ricco italiano e quindi di essere sequestrato per un riscatto. Sarà il clandestino rumeno Radu a salvarlo facendolo passare per un orfano curdo. Sandro deve cavarsela con le sue forze in una realtà a lui sconosciuta, in una situazione molto diversa da quella in cui abitualmente vive. 


Questa disavventura si risolverà felicemente per Sandro, che ritorna sano e salvo dalla sua famiglia e ormai più maturo per l'esperienza che ha fatto. Ha avuto modo di vedere le disperate condizioni dei clandestini, le morti in mare di coloro che non hanno resistito alle privazioni della lunga navigazione, la crudeltà e il cinismo degli scafisti senza scrupoli che spesso abbandonano in mare i migranti e le dure condizioni dei centri di accoglienza. Tutto questo lo ha reso più adulto dei suoi stessi genitori. 

Sandro vuole a tutti i costi aiutare l' immigrato rumeno Radu, che lo aveva salvato e protetto quando erano sul barcone, e sua sorella, Alina. Ciò pone l’obbligo morale ai genitori di Sandro di avvicinarsi ad un mondo fino ad ora mai considerato e, per ringraziare i due fratelli rumeni per l'aiuto che hanno dato al loro figlio, vorrebbero accoglierli nella loro famiglia adottandoli. Ma i due sono clandestini: da un'analisi al polso risulta che Radu è maggiorenne e ha avuto problemi con la giustizia romena: legalmente quindi dovrebbe essere rimpatriato. Allora i due scappano a Brescia dove nel frattempo sono ritornati Sandro e i suoi genitori. 

Sandro è affezionato particolarmente ad Alina e ne apprezza soprattutto la semplicità e i sentimenti apparentemente sinceri. Quando lei e suo fratello si presentano in tarda serata a casa di Sandro, sia quest'ultimo che i suoi genitori li accolgono benevolmente. Il padre di Sandro, però, dice ai due che li ospiterà solo per quella notte, poiché essi sono clandestini. Mentre Sandro e i suoi genitori dormono, Radu e Alina rubano soldi e gioielli e poi scappano via. 

Sandro inizialmente è molto deluso dal comportamento veramente inaspettato dei due rumeni, ma dopo qualche giorno, riflettendo, capisce, al contrario dei genitori molto superficiali, che vi erano problemi non facili da risolvere. Così, dopo una telefonata d'aiuto ricevuta da Milano da parte di Alina, decide di cercarla senza avvertire i genitori. Troverà Alina in un grande edificio abbandonato (nella realtà un ex consorzio agrario dei primi del Novecento a Brescia) dove vive in una sorta di bolgia dantesca la varia umanità dei clandestini. Scoprirà che Radu non è il fratello di Alina ma il suo protettore che la costringe a prostituirsi. 



 Il film:

Sandro (Matteo Gadola) è un bambino sveglio, figlio d’un industriale bresciano abituato a lavorare con manodopera immigrata. Proprio per questo Sandro è sensibile alla diversità, curioso nel cercare la via dell’altro attraverso un linguaggio universale. “Quando sei nato non puoi più nasconderti” - questa è la traduzione letterale dell’incomprensibile lamento di un uomo di colore che, non sapendo la nostra lingua, tenta inutilmente di comunicare attraverso un telefono fuori servizio. Tenere a mente quelle parole è, per il piccolo Sandro, fonte di forza e possibilità di salvezza, proprio quando un destino avverso sembra essere calato dalle sue parti. Egli è partito col padre ed un amico di famiglia per un viaggio in barca lungo le coste della Grecia: dopo alcuni giorni di navigazione ed in una notte fin troppo quieta perde l’equilibrio e cade in mare senza che alcuno se ne abbia ad accorgere. Sandro resiste fino allo stremo in quelle acque lontane dalle rive, poi, in una riuscita sequenza dalle suggestioni oniriche, si lascia cadere verso il fondo. Improvvisa e inattesa arriverà una mano salvatrice: è la mano di un clandestino che lo porta su una barca sovraffollata di gente d’ogni dove diretta verso l’italia. Qui Sandro conosce Radu (Vlad Alexander Toma) e Alina (Esther Hazan), che lo aiutano e lo proteggono fino allo sbarco nel Belpaese. Il bambino si affeziona ad entrambi e, una volta a casa, chiede ai genitori di accogliere i due ragazzi rumeni. C’è un problema però, Radu è maggiorenne è ha evidentemente mentito sulla sua reale età. Tutto si fa più complicato, fino a che Sandro, volendo aiutare Alina, anche a costo della sua incolumità, scopre, proprio in conclusione, un’amara e dolente verità.
 
SANDRO
 
ALINA E RADU
 
Ispirato all’omonimo romanzo di Maria Pace OttieriQuando sei nato non puoi più nasconderti è un film duro e coinvolgente, velato certo di qualche piccolo luogo comune ed immancabile stereotipo, ma capace di trasmettere un’indubbia forza espressiva. La condizione dei clandestini è indagata - e non potrebbe essere diversamente - nelle sue linee di superficie, ma vissuta emotivamente attraverso gli occhi puri di Sandro che sfidano le crudeltà del nostro tempo come quelli di un piccolo eroe romantico. Il giovanissimo Matteo Gadola offre una prova superlativa, misurata, partecipata - molto realistica, è impressionante! - e sviscerata attraverso gli occhi, dando così dei punti a tutti gli altri componenti del cast (tra cui spicca Alessio Boni, rivelazione del precedente film di Giordana, La meglio Gioventù). A brillare d’intenso dolore misto a impotenza sono anche gli splendidi occhi dell’infanzia che Eshter Hazan, Alina, porta con sé lungo il corso della pellicola e che regala agli occhi di Sandro in un finale simbolico dal retrogusto lirico e poetico che, sul sottofondo delle note di Un’emozione per sempre (hit melenso e cantilenoso di Eros Ramazotti), avrà certamente colpito le corde sensibili dello spettatore.
 
 
Marco Tullio Giordana, dopo il convincente e pluripremiato (David di Donatello miglior film e regia più un riconoscimento a Cannes) affresco corale La meglio gioventù, vira su un’opera più intimista, non disdegnando comunque le consuetudini del buon film di cassetta. Come detto, tutto l’iter che riguarda i clandestini, i personaggi in terra e in mare, tra scafisti senza scrupoli e centri d’accoglienza sovraffollati, è costruito frettolosamente e indagato superficialmente. Ma la storia, facendo leva su un tema importante e difficile, è comunque altrove, nelle emozioni di Sandro che, una volta rifluito dal mare, è come se tornasse a nuova vita. 
 
Un film che può piacere e che può insinuare una doverosa riflessione: gli occhi limpidi di Sandro e di Alina rappresentano gli occhi di tutti i fanciulli, occhi vergini che, loro malgrado, hanno visto luoghi in cui l’infanzia - almeno quella proteggiamola sempre - non dovrebbe mai guardare.
 
Regia: Marco Tullio Giordana. Soggetto e sceneggiatura: Marco Tullio Giordana, Sandro Petraglia, Stefano Rulli. Tratto: dall’omonimo romanzo di Maria Pace OttieriDirettore della fotografia: Roberto Forza. Montaggio: Roberto Missiroli. Interpreti principali: Matteo Gadola, Ester Hazan, Alessio Boni, Michela Cescon, Rodolfo Corsato, Adriana Asti, Vlad Alexandru Toma. Scenografia: Giancarlo Basili.Produzione: Cattleya, Rai Cinema. Origine: Francia / Gb / Italia, 2005.Durata: 115 minuti. 

 





ripercorrendo in prima persona un itinerario che parte dalle spiagge del Sud, dalle coste dell’Adriatico, dalle zone di frontiera del Nord-Est e giunge fino alle periferie degradate e ai quartieri multietnici delle grandi città, passando attraverso i campi di prima accoglienza, le case-comunità, le mense dei poveri. Mossa da una curiosità appassionata ma profondamente rispettosa, l’autrice si immerge tra le pieghe di un mondo sommerso, di cui si trova a condividere, giorno dopo giorno, preoccupazioni, paure, progetti e aspirazioni: a Lampedusa assiste agli sbarchi clandestini con gli uomini della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera; a Palermo incontra Reiner e altri ospiti della comunità creata da Biagio Conte in cui si respira disperazione ma anche accoglienza gratuita; a Roma ascolta i raccapriccianti racconti di Andy e dei suoi compagni, tutti esuli liberiani vittime della guerra civile; a Milano prende a cuore la sorte travagliata di Zoia, Rosen, Martin e altri abitanti dell’Hotel Garibaldi, un edificio fatiscente poco lontano dal centro, un’isola di miseria e abbandono, in cui si nascondono bulgari, rumeni e albanesi che vivono di espedienti. 




Autore: Maria Pace Ottieri. Maria Pace è una scrittrice e giornalista Milanese, dove vive e lavora collaborando con diverse testate giornalistiche, fra cui l'Unità e La Stampa. Quale scrittrice, si distingue per il carattere antropologico della sua lirica; del padre, ha scritto una biografia. Con la prima delle sue opere, Amore Nero, ha vinto il Premio Viareggio Opera prima nel 1984, mentre dal suo Quando sei nato non puoi più nasconderti, il regista Marco Tullio Giordana, ne ha tratto un film che racconta il dramma dell'immigrazione, premiato con il Nastro d'Argento per l'anno 2005, alla produzione.