Studiare capitolo 13 e 14

DOMANDE

  1. Quali erano le 2 principali autorità nel Medioevo?

    Impero e Papato

  2. Quali erano i rispettivi poteri ?

    Potere temporale e spirituale Si dice temporale perché è legato alla vita terrena mentre il potere del Papa è spirituale perchè è legato al mondo interiore e oltre la morte

  3. Quando si rivelò impossibile la realizzazione del potere universale,sia da parte del Papa sia da parte dell'Imperatore, cosa avvenne?

    I due poteri rimasero separati. L'Imperatore mantenne il suo potere temporale il Papa quello spirituale. Nel 1300 Si creano i primi stati nazionali che per lo più hanno una struttura di governo monarchica. I primi tre stati furono Francia Inghilterra e Spagna.

  4. Cosa vuol dire re taumaturghi?

    Re guaritori erano i re francesi che ritenevano che il loro potere discendesse direttamente da Dio e come tali avessero poteri di guarire i malati.

  5. Perchè il re affermava che il loro potere veniva da Dio? Perchè così aveva più influenza sul popolo e il popolo rimaneva sottomesso.

  6. Cosa sai dire su Filippo IV il bello?

    Filippo IV, detto il Bello, regnò sulla Francia per quasi un trentennio tra il 13° e il 14° secolo. Si impegnò in un drammatico conflitto con papa Bonifacio VIII e in seguito, per asservire il papato ai propri interessi, riuscì a farne trasferire la sede in Francia, ad Avignone. Altra sua spregiudicata iniziativa fu la soppressione dell'ordine religioso-militare dei templari per incamerarne le grandi ricchezze.

    Filippo nacque nel 1268, figlio del re di Francia Filippo III l'Ardito e di Isabella d'Aragona. Nel 1285 a soli 17 anni divenne re in una situazione tutt'altro che tranquilla. La Francia era sfinita da decenni di conflitti ininterrotti. Furono le difficoltà economiche del regno a spingere Filippo il Bello contro il papa (Chiesa). I Per sostenere le tantissime spese che il suo governo aveva per pagare i soldati dell'esercito e per pagare i funzionari che aiutavano il re (burocrazia) decise di imporre tasse a tutti, Filippo decise di imporre il pagamento delle tasse anche al clero di Francia e Bonifacio VIII rispose con la bolla del 1296 con la quale si minacciavano di scomunica sia i laici che chiedevano contribuzioni ai chierici sia i chierici che le avessero pagate. Filippo ribatté proibendo la fuoruscita di oro e d'argento destinati a Roma. Il papa parve allora risolversi a più miti consigli, ma fu un'illusione. Lo scontro si riaccese dopo poco: il re arrestò un inviato papale e Bonifacio VIII convocò nel 1301 un concilio. La tensione montò ancora quando nel 1302 Filippo convocò gli Stati Generali francesi nella cattedrale di Notre Dame a Parigi, (era la prima volta che questo avveniva) sottoponendo il quesito se il papa avesse la facoltà di immettersi nelle questioni nazionali, e ottenne un no unanime (anche dal clero). Filippo IV ruppe ogni rapporto con Roma. Bonifacio VIII di contro promulgò nel 1302 una bolla, la Unam Sanctam ("Una Santa"), nella quale riaffermava la superiorità della Chiesa e del suo pastore su ogni altro potere: solo Dio poteva giudicare il papa.

    Filippo IV decise così di passare all'azione e dispose la cattura di Bonifacio VIII. Nei suoi piani, il papa avrebbe dovuto essere condotto innanzi a un concilio che, dopo averlo posto in stato d'accusa, l'avrebbe infine destituito. Un suo inviato, Guglielmo di Nogaret, con l'aiuto della famiglia degli Sciarra Colonna si introdusse nel settembre 1303 nel palazzo papale di Anagni, vicino Roma. Bonifacio VIII era lì ad attenderli, seduto sul trono: alla richiesta di dimettersi, pena la vita, avrebbe risposto in italiano volgare agli aggressori "ec le col, ec le cap", ossia "ecco il collo, ecco il capo". Il papa non avrebbe in realtà subito alcuna offesa fisica, anche se l'episodio è noto come lo schiaffo di Anagni. Qualche giorno dopo la folla liberò il papa che però, dopo poco più di un mese, spirò.

    Dopo un breve pontificato di transizione, Filippo IV ottenne l'elezione di un papa a lui favorevole, Clemente V, che per suo ordine trasferì la sede del papato in Francia, ad Avignone. L'elezione di papa Clemente V, solo nove mesi dopo la morte di Bonifacio VIII, avvenne con un forte condizionamento da parte del sovrano francese: con questo pontefice iniziò la "cattività avignonese", ovvero il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone: il papa perse gran parte della sua autorità, divenendo strumento passivo della corona di Francia, tanto da essere definito da taluni "cappellano del Re di Francia".

  7. Cosa erano gli Stati Generali e da chi erano composti?

    Gli Stati Generali erano un'assemblea consultiva del Regno di Francia. Furono convocati la prima volta da Filippo IV nel 1302,

    Gli stati generali erano un'assemblea formata dai rappresentanti dei tre ordini sociali, cioè delle 3 classi sociali: nobiltà, clero e borghesia.

  8. Cosa si intende per oltraggio di Anagni?

    Anagni è una città vicino a Roma dove risiedeva il Papa. Bonifacio VIII era originario di Anagni e apparteneva alla famiglia dei CAETANI acerrimi nemici della famiglia COLONNA. Filippo IV con l'aiuto della famiglia dei Colonna riuscì a catturare il papa. Filippo IV avendo l'appoggio degli stati generali mandò dei suoi emissari ad arrestare il papa. Il popolo di Roma aiutò il papa e lo liberò. Tuttavia il Papa Bonifacio VIII morì poco dopo.

  9. Cosa ricordi su Bonifacio VIII?

    BONIFACIO VIII fu il papa che indisse il giubileo nel 1300. Dante lo mise all'inferno quando era ancora vivo, nel canto XIX dell',Inferno dove si trovano i simoniaci. (La simonia era nel Medioevo la compravendita di cariche ecclesiastiche)

  10. Cosa è il GIUBILEO?

    Il Giubileo,  è l'anno della remissione dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale. Giubileo consisteva nel perdono di tutti i peccati, cioè nell'indulgenza plenaria solenne elargita dal papa ai fedeli che si rechino a Roma e compiano particolari pratiche religiose. L’anno in cui si celebra il giubileo si dice anno santo. Il primo anno giubilare fu bandito dal pontefice Bonifacio VIII nel 1300

  11. Cosa si intende per cattività avignonese?

    Una volta che Bonifacio morì il re francese elesse un pontefice a lui fedele e trasferì la sede del papato da Roma ad Avignone, in Francia Si parla di cattività , perchè fu una sorta di prigionia, perchè il papato era suddito del re di Francia. Durò dal 1305 al 1377.

  12. Quale pontefice riportò il papato a Roma?

    Gregorio XI entrò a Roma acclamato dal popolo. Però morì subito e la sua morte aprì un periodo molto triste per la chiesa. Ci fu lo scisma di occidente

  13. Cosa si intende per scisma di occidente?

    Scisma = divisione rottura. Durante la cattività avignonese si avvincendarono oltre ai papi regolari altrettanti antipapi.

  14. Quando la Chiesa fu di nuovo riunita?

    Solo nel 1414 il Concilio di Costanza riuscì a risolvere lo scisma e ad imporre un unico papa col nome di Martino V.

  15. Parla della monarchia inglese e della magna charta

    Dopo la vittoria del re di francia Filippo Augusto contro il re d Inghilterra Giovanni detto "Senza Terra", i territori dell'Inghilterra furono molto ridimensionati. Tra i feudi perduti vi era anche la Normandia, da quel momento divenne di dominio francese.La perdita dei feudi aveva fatto infuriare i baroni che nel 1215 avevano strappato al re Giovanni un documento chiamato "Magna Charta Libertatum", ossia "Grande carta delle libertà" in cui 63 articoli limitavano molto i poteri della monarchia e garantivano una serie di libertà e diritti fondamentali a tutti i freeman ovvero a tutti gli uomini liberi. Essa conteneva anche un articolo fondamentale divenuto famoso con il nome di "Habeas corpus". Occorre precisare però che in quell' epoca erano considerati freeman solo i Lord(i membri dell'aristocrazia e del clero) ossia i signori.

    In seguito essi formarono un'assemblea detta camera dei Lord,a cui fu affiancata la camera dei Comuni,riservata alla borghesia cittadina.

    Le due camere formarono il Parlamento, un'assemblea rappresentativa simile agli stati generali (nobiltà,clero,borghesia) francesi.

  16.  Parla della guerra dei cent'anni, fra chi si svolse e perchè? Quale figura portò la Francia alla vittoria?

    Nel 1337 quando Filippo VI cercò di sequestrare i feudi inglesi , Edoardo III d'Inghilterra, approfittando di un astuto matrimonio si proclamò re di Francia e la invase.

    Cominciò allora un conflitto terribile, la guerra dei cent'anni, che durò dal 1328 al 1453.

    Tale conflitto scoppiò come una guerra feudale, con i vassalli che si radunavano intorno al re con i loro cavalieri armati dalla testa ai piedi,e terminò come una guerra moderna con le formidabili schiere di arcieri e un esercito formato da mercenari provenienti da Svizzera,Germania e Italia. Nei primi 30 anni del conflitto la Francia subì sconfitte durissime per Terre e per Mari e dovette accettare una pace umiliante con cui concesse al nemico un terzo del suolo Francese.

    Negli anni successivi la Francia si risollevò, ma la guerra continuava per inerzia finchè nel 1429 dal nulla comparve una figura imprevista che cambiò la storia: si trattava di una contadina francese di nome Giovanna d'Arco, la quale cominciò a diffondere ideali e principi a suo dire ispirati da Dio.

    Ella riuscì ad incoraggiare il popolo francese alla riscossa contro l'invasore. La sua fede intensa convinse lo stesso re, Carlo VII che le affidò il comando di un esercito con l'incarico di liberare la città di Orleans, assediata dagli inglesi. I soldati guidati da lei ottennero un clamoroso successo, il primo dopo ripetute sconfitte. La Francia cominciò a riprendersi.

    Giovanna d'Arco morì tragicamente, consegnata da alcuni traditori in mano agli inglesi; fu accusata di essere un'eretica e una strega.

    Fu bruciata sul rogo nel 1431 nella piazza della città di Rouenne.

    Gli inglesi,sconfitti più volte abbandonarono quasi tutti i possedimenti: a fine guerra nel 1453 restava loro soltanto il porto di Calais.

    Alla fine della guerra dei cent'anni la Francia realizzò l'unità nazionale e si avviò a diventare lo stato più forte d'Europa sotto la dinastia dei Valois

  17. Esponi quanto ricordi sulle monarchie spagnole e sul fenomeno della ''reconquista''?

    Dopo la Francia e l' Inghilterra, altri stati stavano ponendo le basi della loro unità nazionale nella Penisola Iberica. Dopo essere stata occupata dai Visigoti, all inizio dell XVIII era stata conquistata dagli arabi, o meglio dai Berberi del nord Africa che facevano parte dell impero arabo-islamico. Quest ultima l avevano chiamata a-Andalùs e le avevano fatto vivere un periodo splendido di cui rimangono tracce Cordoba Tranada e Sibilia. Aiutati dalle comunità ebraiche, i califfi e gli emiri arabi avevano irrigato il paese, costruito città e fatto sviluppare arti scienze.

    Già nella seconda metà dell XVIII secolo carlo magno aveva cercato di scacciarli ma invano.

    Nella conquista però i califfi avevano lasciato libera una striscia di territorio della penisola dove si erano formati piccolo regni, tra i quali il più forte era il regno di Leon. Proprio da li nel X secolo partì la cosi detta ''reconquista'' . Nel XIV secolo agli arabi, ormai dilagnati dalle guerre civili, restava nel sud della penisola soltanto il piccolo emirato di granada.

    Il fenomeno detto reconquista indicò la riconquista appunto da parte dei cristiani dei principali territori nella penisola iberica che erano diventati possedimento degli arabi. In seguito alla reconquista , ottenuta dopo diversi conflitti, avevano costituito i regni di Portogallo, di Castiglia e di Aragona.

     

  18. Parla dell'unione fra i regni di Castiglia e di Aragona e di come avvenne.

    Nel 1469 il matrimonio tra Isabella di Castiglia e di Ferdinando di Aragona determinò l'unificazione dei rispettivi territori e la nascita del regno di Spagna. Gli spagnoli però avevano tradizioni regionali e lingue diverse tra loro. Inoltre si contavano altre 5 lingue principali (Tra cui il Basco che è addiritura non lingua Europea). Per creare l'unità nazionale si affermò l'idea della cosiddetta "limpieza de sangre", ossià "purezza di sangue" che nacque dalla convivenza con arabi ed Ebrei considerati "Infedeli" e "di sangue impuro".

    Questa presunta superiorità servì agli spagnoli a sentirsi uniti ma ebbe conseguenze gravissime. Gli Arabi e gli Ebrei che nel califfato di Cordova avevano collaborato in armonia con i cristiani, furono emarginati, costretti a convertirsi, perchè spesso accusati di eresia e condannati al rogo;

     

    Anche gli italiani del regno Aragonese di Napoli furono trattati come gente impura, indegna di unirsi in matrimonio con gli spagnoli.

     


sintesi:

La nascita dell’Europa moderna e la nascita dei primi stati nazionali 

Nel periodo compreso tra il 1300 e il 1500 nacquero le grandi monarchie nazionali di Francia,

Inghilterra, Spagna e Portogallo, mentre il papato e l’Impero germanico persero autorità e potere.

La Chiesa si scontrò con i sovrani francesi e inglesi, che riuscirono a liberarsi dal controllo papale:

essi decisero di amministrarsi autonomamente imponendo leggi e tributi, oltre che alla propria

popolazione, anche al clero che risiedeva nei loro Stati. Dal 1305 al 1377 il re francese spostò la

sede pontificia ad Avignone (nella Francia meridionale) ed elesse papi obbedienti al suo volere.

Contemporaneamente in Germania l’imperatore perse potere e l’Impero si divise senza più

influenzare il resto dell’Europa.

La borghesia sovvenzionò con prestiti le guerre dei sovrani contro i feudatari. In seguito a queste

lotte le monarchie estesero il proprio potere e sorsero così grandi Stati nazionali. La nobiltà

feudale decadde e si trasformò in nobiltà di corte alle dipendenze dei sovrani.

Il primo Stato nazionale europeo fu l’Inghilterra, dove nacque un nuovo organismo politico che

affiancò e limitò i privilegi del re: il parlamento, con la Camera dei Lords (nobiltà) e quella dei

Comuni (borghesia). Nobili e borghesi ottennero con la Magna Charta Libertatum del 1215

(primo esempio di carta costituzionale che limitava i poteri del re) il diritto a essere consultati

quando si dovevano imporre nuove tasse e amministrare la giustizia.

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Il re inglese, che possedeva feudi in terra francese, nel 1328 rivendicò addirittura la corona di

Francia. Scoppiò così la Guerra dei Cento Anni, che si concluse con la cacciata degli Inglesi

dalla Francia, anche grazie all’intervento di Giovanna d’Arco.

Nel 1453 crollò l’Impero Romano d’Oriente, che cadde in mano ai Turchi Ottomani.

Nel 1492 venne unificata la Spagna, con il matrimonio di Ferdinando d’Aragona e Isabella di

Castiglia.

 

SITUAZIONE IN ITALIA

Le Signorie

In Italia vi fu il passaggio dal Comune alla Signoria.

Alcune famiglie nobili si impadronirono del potere e governarono le città, ingrandendo spesso il

proprio territorio con guerre di conquista che portarono alla creazione degli Stati Regionali. I

principali Stati Regionali intrapresero nella seconda metà del ‘300 una politica espansionistica che

portò a una serie di guerre, guerre che venivano combattute assoldando le Compagnie di ventura

(eserciti formati da soldati mercenari). Queste ostilità si conclusero con la pace di Lodi (1454), che

segnò il trionfo della politica dell’equilibrio voluta da Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze.

Il quadro politico dell’Italia, dopo la formazione delle Signorie, era il seguente:

- il Ducato di Milano, sotto i Visconti e poi (dopo la metà del ‘400) sotto gli Sforza;

- la Repubblica di Venezia, padrona di territori nel Veneto, in Lombardia, nel Friuli e in Istria;

- la Repubblica di Firenze, passata nel 1434 sotto la signoria dei Medici;

- lo Stato della Chiesa (sotto il Papa), esteso dal Lazio meridionale fino a Ferrara;

- il Regno di Napoli, sotto gli Angioini (francesi) fino al 1442, poi sotto gli Aragonesi, che lo

unificarono alla Sicilia che già possedevano.

Altre Signorie erano quelle dei Savoia in Piemonte, dei Gonzaga a Mantova, degli Scaligeri a

Verona, degli Estensi a Ferrara.

 

spiegazione:

IL PASSAGGIO DAL COMUNE ALLA SIGNORIA E L’ITALIA DEGLI STATI REGIONALI

Fra la seconda metà del Duecento e i primi del Trecento si assiste in Italia ad un fenomeno di grande importanza: il passaggio dalle istituzioni comunali al governo di un unico signore. Ciò accade nel nostro paese con modalità e tempi diversi. Le prime signorie del nord sorgono già nella prima parte del ‘200 (gli Estensi a Ferrara, i Da Romano nella Marca trevigiana, i Malatesta a Rimini e i Da Polenta a Ravenna, per citare solo le più significative), mentre nel centro Italia il processo sarà più lento. Si passa da una consistente, almeno per l’epoca, partecipazione popolare al governo cittadino (sebbene solo il 20% circa della popolazione avesse diritto alla partecipazione alla politica) ad una restrizione in senso oligarchico del potere.

 

 

Quali sono le cause e le dinamiche che portano ad un cambiamento così significativo? Guardiamo di sintetizzarlo, focalizzando la questione con alcune domande – chiave:

a) Perché? La signoria è la risposta alla crisi interna del comune cittadino: ad un certo punto la lotta tra le fazioni comunali era giunto ad un punto di non ritorno, che rischiava di compromettere la stessa sopravvivenza del comune. Anche il declino dell’Impero è una concausa, visto che questa istituzione aveva sempre tentato di condizionare la politica comunale. Il signore, dunque, è accettato come una sorta di pacificatore delle guerre intestine nelle città, anche a costo di perdere la libertà.

b) Quando? A tale domanda abbiamo già risposto: tra il ‘200 e il ‘300, con tempi diversi a seconda delle aree del paese

c) Chi? Chi è il signore? Può essere un podestà che si è guadagnato la fiducia dei cittadini ben governando, o l’esponente (più spesso) di una famiglia prestigiosa che è in grado di mettere a tacere la lotta tra le fazioni, o qualcuno che prende il potere con la forza o addirittura un capitano di ventura (il caso più clamoroso è quello di Francesco Sforza a Milano)

d) Come? I signori si sottraggono al controllo delle corporazioni e limitano il potere degli organi elettivi e delle varie magistrature cittadine: infatti, se molte istituzioni comunali restano formalmente in vita, come ad esempio a Firenze, esse perdono però il ruolo decisivo che avevano in passato, in virtù di una svolta oligarchica che concentra il potere nelle mani in genere di una famiglia aristocratica e del suo esponente più prestigioso. Quando poi il signore cercherà una legittimazione dall’alto del proprio potere, ricercata in una delle due massime cariche del mondo cristiano, Papa o Imperatore che sia, la signoria si trasformerà in Principato (tra la fine del ‘300 e i primi del ‘400). Ciò accade perché i signori italiani mancano proprio di quella legittimazione giuridica che avevano invece i sovrani europei o l’imperatore stesso e che in linea di massima consisteva nel diritto divino dei re. Questa evoluzione interna alle istituzioni cittadine procedette di pari passo con una radicale semplificazione dell’assetto politico della nostra penisola. Se fino alla prima metà del ‘200 il nostro sistema politico è caratterizzato da un’estrema frammentazione, come l’area germanica, tra la fine del XIII secolo e quella del XV si assiste alla nascita di veri e propri stati regionali: alcune città importanti assoggettano militarmente e sfruttano economicamente altri centri urbani e comunità rurali.

 

Al centro-nord sono tre gli stati regionali che si affermano sugli altri: il ducato di Milano, la Repubblica di Venezia e quella di Firenze.

 

Al centro si stabilizza progressivamente lo Stato pontificio che si estende ad alcune regioni centrali, come Umbria, Marche e Romagna.

 

Al sud si afferma il potere monarchico del Regno di Sicilia, dove gli Aragonesi si sostituiscono agli Angioini.

 

Tuttavia, va anche detto che nel centro-nord permangono alcuni principati territoriali minori, come i Savoia in Piemonte, gli Estensi a Ferrara o i Gonzaga a Mantova.

 

Sempre nel centro-nord permangono inoltre alcuni stati monocittadini, vale a dire domini di città che non ne sottomisero altre e che riuscirono a resistere allo strapotere degli stati più forti: Siena, Lucca e soprattutto Genova.

 

Prima di passare ad esaminare sinteticamente la storia delle principali entità politiche della nostra penisola, un’ultima puntualizzazione. Nel periodo storico esaminato l’Italia, in ambito culturale ed economico, assurge ad uno splendore mai visto nel corso della sua storia medioevale ed è presa come modello da tutta l’Europa. Non a caso il Rinascimento sarà un fenomeno se non esclusivamente, quanto meno in prevalenza italiano. Tuttavia, il nostro paese sviluppò gradualmente aspetti di debolezza strutturale che porteranno poi, nel ‘500, alla perdita della nostra indipendenza. Infatti, nelle grandi monarchie europee, soprattutto Francia e Inghilterra, i centri mercantili svolgevano un’intensa attività commerciale ed erano difese militarmente e tutelate economicamente dai rispettivi stati nazionali; viceversa, le grandi città mercantili e manifatturiere italiane si trasformarono esse stesse in Stati territoriali, il che comportò un notevole dispendio di risorse economiche e una ristrutturazione degli assetti politici non certo indolore. Nel sud Italia, invece, il rafforzamento monarchico sembrava da un lato avvicinare il nostro meridione all’Europa, ma dall’altro i sovrani angioini e aragonesi, a differenza dei loro colleghi d’oltralpe, per controbilanciare il particolarismo dei nobili non poterono avvalersi, dell’appoggio delle città mercantili e della forza dei gruppi dirigenti urbani e borghesi: mancò nel sud una forte componente borghese, che nel resto dell’Europa occidentale (con l’eccezione della Spagna), fu alleata dei sovrani nel processo di costruzione di uno stato moderno e accentrato. In ultima analisi, si tenga poi presente un’ulteriore particolarità italiana: il ruolo giocato dallo Stato della Chiesa, che operando a difesa della propria sopravvivenza, fu sempre ostile a qualunque tentativo di unificazione del nostro paese o comunque a stati che prendessero troppo potere a livello territoriale.

 

a. Il ducato di Milano

A Milano la famiglia ghibellina dei Visconti affermò la propria signoria sulla città dopo un’aspra lotta con la famiglia rivale guelfa dei Torriani. Matteo Visconti fu il fondatore della dinastia e ottenne la legittimazione a governare con il titolo di vicario imperiale, pagando tra l’altro ingenti somme di denaro. Egli iniziò allora una politica di conquiste e annessioni nell’Italia settentrionale, che raggiunse il suo culmine con il successore Gian Galeazzo, il quale tra la fine del ‘300 e i primi anni del ‘400 portò il dominio milanese oltre la stessa Lombardia: fu conquistata parte del Veneto (Verona, Vicenza e Padova) e della Toscana (Lucca, Pisa e Siena), fino ad arrivare in Umbria al controllo di Perugia. Nel 1395 ottenne dall’imperatore Venceslao il titolo di duca, trasformando la signoria in principato. La sua azione sembrava avviata alla conquista di Firenze e con la strada spianata verso l’Italia Meridionale: tuttavia, nel 1402 Gian Galeazzo morì, e Milano dovette abbandonare tali propositi. Gli storici si sono chiesti quale sarebbe stato il futuro del nostro paese se il duca milanese fosse riuscito a costruire e a consolidare un grande regno comprendente l’Italia del centro-nord 2o addirittura ad unificarla; un futuro certo diverso, ma che fu vanificato dalla prematura morte del protagonista, considerato all’epoca uno dei signori più influenti d’Europa. Sotto i suoi successori, il dominio visconteo iniziò una fase di declino: il rapido crollo di questo sistema di potere mostra anche la debolezza delle compagini signorili, costruite in poco tempo da individui dotati di talento politico e militare, ma lontane dall’apparire uno stato accentrato e organizzato. Ecco perché questi domini si sfaldarono alla morte del loro realizzatore. Filippo Maria Visconti, il successore, dovette affrontare l’alleanza tra Firenze e Venezia, che mal tolleravano lo strapotere milanese e covavano da tempo la rivincita. Venezia e Milano giunsero allo scontro aperto in quanto entrambe desiderose di espandersi nella pianura padana. Nel 1427 a Maclodio, nei pressi di Brescia, i Veneziani inflissero ai Milanesi una dura sconfitta: il loro esercito, mercenario come quello degli altri stati italiani del tempo, era guidato dal conte di Carmagnola, uno dei più valorosi capitani di ventura del tempo. La guerra andò comunque avanti a fasi alterne; degno di nota il fatto che Firenze passò dalla parte dei milanesi, consapevole che adesso era Venezia il rivale più pericoloso, fattasi più forte dopo Maclodio. Questo continuo cambiamento di alleanze è tipico della politica italiana del periodo, volta ad evitare che i nemici si rafforzino, ma priva di una strategia di largo respiro, che guardi in senso costruttivo al futuro della penisola. Alla morte di Filippo si ricostituì a Milano un governo repubblicano, la Repubblica ambrosiana: un progetto utopistico, che non teneva conto dei tempi che erano notevolmente cambiati rispetto alla civiltà comunale. Di fronte alla minaccia del sempre più agguerrito esercito veneziano, i milanesi furono così costretti a chiedere l’aiuto e l’intervento del condottiero Francesco Sforza, che aveva sposato una figlia di Filippo Maria. Egli colse l’occasione al volo e nel 1450 divenne signore della Lombardia, ponendo fine alla repubblica, ma salvando il futuro di Milano.

 

b. Repubblica di Venezia

Tra le tre più importanti città italiane di questo periodo, se Milano divenne una signoria a tutti gli effetti e Firenze una signoria mascherata, come vedremo, dietro parvenze repubblicane, Venezia conservò saldamente l’ordinamento repubblicano sotto il governo ristretto di mercanti e armatori navali. Nel 1297 la Serrata del Maggior Consiglio riservò ad una ristretta oligarchia patrizia il governo cittadino, facendolo diventare ereditario. Tale misura limitava fortemente il potere del doge, il principale magistrato cittadino (equiparabile ad una sorta di moderno primo ministro), concentrando nelle mani di questa istituzione (il maggior consiglio, appunto) e di poche famiglie potenti (una sorta di aristocrazia degli affari) il potere e la stabilità interna di Venezia. Essa proseguì nella sua opera, in atto da secoli, di espansione marittima verso Oriente e si scontrò con la rivale di sempre, Genova, che fu molto abile nello spingere contro lo strapotere veneziano, che faceva paura a molti, una coalizione formata da Regno di Napoli, signoria di Padova e regno d’Ungheria.La guerra di Chioggia (1378-1381), conflitto che prende il nome dalla località veneta conquistata dai genovesi, rischiò di compromettere l’indipendenza di Venezia, la quale riuscì a resistere con grande forza e con la Pace di Torino rinunciò ad espandersi nel tirreno meridionale, ma riconquistò Chioggia e si garantì l’integrità territoriale. La nuova espansione, dai primi del ‘400 in poi, si 3concentrò verso l’entroterra e in direzione della pianura padana, anche a causa della nascita, nel 1453, dell’Impero Ottomano che chiudeva alle navi italiane le vie dell’Oriente. Ciò portò Venezia in rotta di collisione ulteriore con Milano per il possesso della pianura padana, spesso alleata con Firenze per contrastare la pericolosa vena espansionistica del ducato degli Sforza.

 

c. Repubblica di Genova

A Genova il Banco di San Giorgio ottenne progressivamente, in quanto creditore del Comune, il controllo diretto del governo cittadino. Il suo patriziato oligarchico, tradizionalmente diviso in fazioni, si sottomise spesso a signorie esterne, quali gli Sforza o i re di Francia. Alla debolezza politica, che impedì a Genova di imitare Venezia nella costruzione di un vasto stato regionale, corrispose però una notevole prosperità economica, grazie ad armatori e banchieri, che durerà fino al ‘500 inoltrato. Non riuscendo a trasformarsi in potenza territoriale, Genova si limitò a controllare i centri costieri della Liguria e della Corsica. Da ricordare due battaglie, combattute a due secoli di distanza l’una dall’altra: quella della Meloria, nel Tirreno settentrionale, nella quale Genova inflisse a Pisa una sconfitta decisiva e la già ricordata battaglia di Chioggia.

 

d. Stato dei Savoia

Dal ‘300 in poi i Savoia abbandonano ogni velleità espansionistica verso ovest, a causa della concorrenza francese, e dirigono verso est le loro attenzioni, convertendosi a quello che sarà un destino italiano, con conseguenze decisive per il futuro del nostro paese. Conquistano il Piemonte occidentale, ma mantengono, a riprova dell’origine francese della dinastia, momentaneamente la capitale a Chambery e sono comunque uno stato di carattere feudale, dove ancora poco contano i traffici commerciali come a Venezia o Genova. L’opera di coordinamento politico e amministrativo realizzata da Amedeo VIII, che suddivise in 12 province il ducato assegnando a balivi (funzionari) il rispettivo controllo, fanno assomigliare tale stato molto più alle monarchie d’oltralpe che alle signorie italiane.

 

 

e. Repubblica di Firenze

Nella seconda metà del ‘200 a Firenze il ceto magnatizio, facente capo a famiglie nobili in perenne lotta tra di loro (eredi dei Consoli, magistratura tipica della prima fase dei Comuni italiani), fu contrastato dal popolo grasso della ricca borghesia emergente, che dopo alterne vicende giunse all’approvazione degli Ordinamenti di giustizia nel 1293, che privavano dei diritti politici i Magnati, allargavano l’ambito della arti a cui spettava l’elezione dei Priori (il Consiglio dei Sei Priori delle Arti maggiori era stato istituito nel 1282 e costituiva il governo fiorentino) e istituivano la magistratura del gonfaloniere di giustizia, che aveva il compito di garantire l’ordine pubblico ed eventualmente reprimere attentati contro il governo ‘popolare’. I nobili, almeno quelli delle grandi famiglie magnatizie, furono estromessi dalla politica, per partecipare alla quale occorreva essere iscritti ad un’arte o addirittura espulsi da Firenze. Né il contrasto feroce 4tra Bianchi e Neri, di cui ci siamo occupati alcune lezioni fa, né il fallito tumulto dei Ciompi scalfirono questo ordinamento repubblicano, di cui i fiorentini andavano assai fieri. Tra la seconda metà del ‘300 e i primi del ‘400 Firenze costituì un solido stato regionale, che comprendeva i due terzi della Toscana: solo la repubblica di Lucca e quella di Siena rimasero indipendenti. Nel corso del ‘400 si registrò la potente ascesa della famiglia dei Medici: di origine borghese, legati alla produzione a al commercio della lana e della seta, in seguito banchieri di successo (degno di nota nel 1421 l’acquisto, per l’esorbitante cifra di 100.000 fiorini del piccolo porto di Livorno, che sarebbe diventato il porto di Firenze, dal Banco genovese di San Giorgio), essi erano visti di buon occhio dalla parte più moderata e progressista del popolo grasso e dallo stesso popolo minuto, perché non apertamente oligarchici. Del resto, dopo che Salvestro, membro importante dei Medici, all’epoca della rivolta dei Ciompi aveva sposato la loro causa venendo perciò esiliato dalla città, la famiglia aveva deciso di estraniarsi dalla politica fiorentina, dedicandosi ai propri affari. Gli Albizzi, al potere nei primi decenni del ‘400, non vedevano di buon occhio l’atteggiamento filo - popolare dei Medici e ingaggiarono con essi una dura contesa, che portò alternativamente a subire l’esilio i membri più significativi delle rispettive fazioni, tra cui lo stesso Cosimo dei Medici. Quest’ultimo, riuscito a rientrare in città nel 1434, diede vita per trent’anni ad un dominio signorile pressoché incontrastato. Egli fu così intelligente da capire quanto i fiorentini fossero gelosi e attaccati alle istituzioni repubblicane: per questo non introdusse modifiche nell’assetto dello stato né assunse cariche eccezionali, ma di fatto controllò in modo ferreo la vita politica cittadina, collocando uomini di sua fiducia nei posti chiave della città ed esercitando quindi un dominio assoluto. Proprio Cosimo, detto il vecchio, gettò le basi della cosiddetta politica dell’equilibrio, che chiudeva circa cento anni di conflitti nella nostra penisola che avevano interessato i principali stati, come Firenze, Milano, Venezia e Il Regno di Napoli.

 

La pace di Lodi (1454) fu siglata al termine della guerra che Napoli, Venezia e la Francia avevano intrapreso contro Francesco Sforza. Questa pace consolidò il sistema degli stati regionali e le 5 maggiori potenze della penisola si riunirono nella Lega italica (Milano, Venezia, Firenze, Napoli e Stato della Chiesa), per evitare conflitti destabilizzanti per l’assetto del paese. Tali stati si impegnavano così ad evitare ulteriori guerre, abbandonando ogni attività espansionistica per rispettare i confini stabiliti dalla pace di Lodi (vedi cartine a pag. 162, Storia Ed. Laterza e pag. 207 Storiamondo Ed. Il Capitello). Questa Lega aveva in teoria anche uno scopo difensivo, ossia far fronte ad una eventuale avanzata turca, visto che nel 1453 gli Ottomani avevano conquistato Costantinopoli. Minaccia che era, comunque, molto remota. Lorenzo dei Medici, nipote di Cosimo, continuò questa politica, diventando in breve tempo l’unico indiscusso regista della politica interna fiorentina, ma anche ago della bilancia teso a salvaguardare i rapporti di forze costruiti nel 1454. La politica dell’equilibrio mostra un aspetto positivo, nel senso che assicurò al nostro paese una pace durata 40 anni, ma anche un risvolto negativo: gli Stati italiani avevano realizzato un’alleanza difensiva, impossibilitati come erano a dar vita ad un solido stato unitario. Lorenzo lo aveva ben capito, ma pensava di fare di necessità virtù: sapeva bene che solo non facendosi la guerra gli stati italiani avrebbero potuto evitare di venir conquistati dalle grandi potenze straniere. In effetti, alla morte di Lorenzo (1492) il fragile sistema dell’equilibrio da lui sapientemente tenuto in piedi non gli sopravvisse e nel 1494 Carlo VIII, re 5di Francia, scenderà in Italia per iniziare un lungo periodo di guerre e conquiste che infiammeranno il nostro paese portandolo alla perdita dell’indipendenza. Per tale motivo, la politica dell’equilibrio è stata definita dagli storici una “somma di debolezze”, nel senso che evidenzia l’estrema precarietà del nostro assetto politico. A tale equilibrio, frutto del timore reciproco tra i principali stati italiani, si giunse grazie alla mediazione diplomatica, resa possibile da ambascerie stabili presso le varie corti italiane. Ciò non significa che tale periodo sia stato particolarmente tranquillo: la precarietà di tale equilibrio è confermata dalle congiure capitate in questi anni, la più importante delle quali è la congiura dei Pazzi (1478) dal nome della famiglia fiorentina che gestiva le finanze pontificie ed era quindi sostenuta dal papa, Sisto IV, la quale attentò senza riuscirci alla vita di Lorenzo dei Medici e uccise invece il fratello Giuliano. Come ricorda lo storico Francesco Guicciardini nelle sue Storie fiorentine (1508- 1509), sebbene ferito Lorenzo intraprese una feroce repressione nei confronti dei nemici che consolidò ulteriormente il suo potere.

 

f. Stato della Chiesa

Durante la cattività avignonese, Roma si ridusse ad una città di circa 70.000 abitanti e in balia della lotta tra le famiglie più potenti. Nel 1347 un giovane di umili origini, Cola di Rienzo, si recò alla corte pontificia trasferitasi ad Avignone con una delegazione delle corporazioni artigiane di Roma per riferire al Papa Clemente VI lo stato di abbandono in cui si trovava l’Urbe. Grazie alla sua abilità oratoria riuscì a convincere il pontefice della necessità di ridimensionare lo strapotere dell’aristocrazia romana e, una volta tornato a Roma, Cola cacciò con l’aiuto del popolo i capi della nobiltà instaurando una forma di governo comunale, di cui assunse il comando con il titolo di “tribuno”, in omaggio alle antiche istituzioni repubblicane. Nella sua visione politica, ammirata da Petrarca,il popolo doveva essere il sovrano di una comunità democratica senza più privilegi; così egli ristabilì l’ordine e la sicurezza, creando un sistema giudiziario imparziale e un fisco equilibrato e più equo. Con il tempo, Cola suscitò preoccupazioni sia nel Papa che nell’Imperatore, visto come un pericoloso rivale. In un clima che stava cambiando, le famiglie nobili iniziarono a covare la loro vendetta. Cola adottò metodi dittatoriali, che certo dovevano servire a debellare il pericolo aristocratico, ma che gli alienò anche le simpatie popolari. Per assoldare milizie mercenarie, aumentò le tasse, specie quella sul sale e si circondò inoltre di un lusso sfrenato. I nobili riuscirono quindi ad istigare il popolo contro di lui e il tribuno fu così ucciso da una sommossa ai piedi della scala del Campidoglio. Nonostante il fallimento, tale esperienza è importante perché Cola anticipa certe idee che verranno riprese nel Risorgimento: l’idea di una rinascita politica e culturale di Roma, che doveva estendere il suo esempio a tutta la penisola e guidare gli italiani verso la libertà e una possibile unificazione ante litteram. Proprio l’idea di Roma repubblicana e degli ideali classici avranno un seguito nel nostro Rinascimento. Dopo la morte di Cola il papa, per preparare il suo ritorno a Roma, affidò al cardinale Egidio di Albornoz il compito di ridimensionare il potere dei signori locali e di ricostituire il potere papale nei territori circostanti a Roma. Egli emanòle Costituzioni egidiane, che formulavano princìpi fondamentali alla base del governo papale e del suo rapporto con i vari poteri locali e con i parlamenti. In pratica queste costituzioni trasformano la Chiesa in un vero e proprio stato moderno. Nel giro di breve tempo, l’Albornoz sottopose le città al controllo di rettori provinciali e costrinse i signori locali al riconoscimento dell’autorità papale, dichiarandoli vicari del pontefice. In seguito, il ritorno del papato a Roma e il superamento del Grande Scisma consentì al pontificato di riprendere in mano la situazione e di costruire, sulla base di tali premesse, un vasto e solido stato nell’Italia centrale, abbandonando qualsiasi pretesa universalistica di stampo medioevale. Fu creato anche un nuovo sistema di prelievo fiscale per incrementare le entrate dello stato, ma prendeva piede anche un fenomeno negativo, il nepotismo, ossia l’usanza di affidare a membri della propria famiglia signorie locali o alte cariche ecclesiastiche. Proprio Sisto IV della Rovere appoggiò la Congiura dei Pazzi per assecondare le ambizioni dei suoi nipoti, ma il caso più eclatante è quello di Alessandro VI Borgia, che nominò cardinale suo figlio Cesare e gli spianò la strada per la costituzione di uno stato nell’Italia centrale.

 

g. Regno di Napoli e di Sicilia

Sebbene fosse il più vasto stato della penisola, il Regno di Napoli era estremamente debole a livello economico e se vogliamo politico, per le motivazioni ricordate sopra: il ruolo di una borghesia per lo più assente era gestito da mercanti fiorentini e catalani, che pur commerciando con il regno erano ovviamente poco propensi a reinvestire sul luogo i propri guadagni. I baroni giunti al seguito degli Angioini dominavano nei loro enormi latifondi coltivati da masse di contadini impoveriti e contrastavano il tentativo regio di dar vita ad uno stato più centralizzato. Secondo alcuni storici, è proprio nel dominio angioino che trovano le loro radici i problemi del mezzogiorno italiano. Le città del sud, prive di autonomia sotto i sovrani normanni e svevi, iniziarono in parte, dalla fine del XIII secolo a sottrarsi al controllo degli ufficiali regi e a dotarsi di propri organi di governo, anche se la loro autonomia non era certo paragonabile a quella dei comuni del centro-nord. Punto debole fu, come sappiamo, il mancato sviluppo di componenti mercantili ed artigiane. Peraltro, nella prima metà del ‘300 il Regno di Napoli godette di un lungo periodo di splendore, soprattutto culturale, sotto Roberto d’Angiò, riconosciuto come uno dei monarchi più saggi della cristianità e capo del guelfismo italiano ( si ricordi l’asse di ferro che legava Angioini, Stato della Chiesa e Firenze). Presso la corte di Roberto trovarono ospitalità intellettuali come Cino da Pistoia, Petrarca, Boccaccio, Giotto e Simone Martini. Fu anche una piazza commerciale importante, perché banchieri fiorentini come i Bardi e Peruzzi avevano qui filiali di rilievo. Verso la fine del ‘300 ci furono però alcune crisi dinastiche, ossia contese tra i vari rami internazionali della famiglia d’Angiò. Questo scontro, che rivelò ancora di più la debolezza interna del regno, portò gli Angioini sull’orlo del collasso e a contrarsi con gli Aragonesi, che dal 1302 dominavano la Sicilia. Gli Aragonesi avevano costituito un regno modellato sull’esempio delle Cortes iberiche, assemblea formata dai rappresentanti di nobiltà, clero e delle città che aveva il compito di coadiuvare il re nella funzione legislativa. In questo contesto si vengono a creare alleanze particolari tra i vari stati italiani, basate su il timore reciproco di ingrandimento e dunque su cause politico-territoriali: i Milanesi appoggiano gli Aragonesi, i Fiorentini gli Angiò. Proprio l’appoggio milanese 7risultò decisivo per la sconfitta angioina e la definitiva riunificazione dei due regni sotto la dinastia aragonese, che con Alfonso V diede vita ad un nuovo periodo di fioritura culturale nella prima metà del ‘400. (per quanto concerne le compagnie di ventura, vedi Storia, Ed. Laterza, pp. 164- 165). 

 

 

 

 


 

Per chi non ha il libro:

http://online.scuola.zanichelli.it/paolucci/CapitoliGialla/VOL2_CAP01_Gialla.pdf


 

 

Tra il XV e il XVII si formarono in Europa gli stati moderni.

Il processo riguardò la Spagna la Francia e l'Inghilterra; la penisola Italiana e l'aria Germanica invece continuarono a rimanere divisi al loro interno.

La caratteristica principale degli stati moderni fu l'accentramento territoriale del potere nelle mani del Re.

Altri due pilastri su cui si formarono gli stati moderni furono la burocrazia e l'esercito 

La burocrazia serviva a garantire un'amministrazione efficiente e capillare su tutto il territorio capillare.

L'esercito assicurava la forza militare per affrontare la sfida per l'egemonia con gli altri stati. 

Il denaro mercenario per pagare gli impiegati e i funzionari dell'apparato burocratico e i soldati dell'esercito proveniva dalla tassazione dei cittadini (i sudditi) "sistema fiscale".

 

 

  

I due modelli di stato moderno 

Esistono due diversi tipi di stati moderno.quello assoluto equello parlamentare.

Lo stato assoluto è quello in cui il re ha tutto il potere

e non deve rendere conto a nessuno delle sue azioni.

Questo tipo di sistema esisteva in Francia dove il re

Luigi XIV "14" si proclamava

re sole.

Lo stato parlamentare è quello in cui il potere del sovrano

è limitato dall'esistenza di un parlamento nel quale

siedono i rappresentanti del popolo che vengono

eletti dai cittadini(suffragio censitario:votano solo quelli ricchi

suffragio universale:votano tutti.)

Il modello parlamentare esisteva in Inghilterra.

 


 

Concetti:

L’ORGANIZZAZIONE DEGLI STATI Le monarchie consolidano il loro potere Le monarchie creano eserciti stabili I parlamenti Il re si serve di molti funzionari

 

Le monarchie consolidano il loro potere. Durante il 1300 le monarchie nazionali, sviluppatesi in Europa, divennero più stabili sia nel piano amministrativo che su quello dell’espansione territoriale. Gli abitanti nel frattempo si sentivano far parte di una comunità dove il re doveva garantire ordine, giustizia e sicurezza.

 

Il re si serve di molti funzionari. Nei diversi Stati i sovrani migliorarono l’organizzazione amministrativa, il prelievo delle tasse e l’amministrazione della giustizia. Si servirono a tale scopo di numerosi funzionari, detti ufficiali.

 

Le monarchie Per gli Stati nuovi fu molto importante la possibilità di controllare con sicurezza il territorio e fu un motivo che spinse i sovrani a formare eserciti stabili. Su tutti i territori furono creati fortificazioni. Le monarchie si servirono della tassazione diretta. Gli uffici che avevano il compito di registrare tutti beni dei sudditi furono detti catasti.

 

I parlamenti. I parlamenti erano formati da: rappresentanti della grande aristocrazia, della nobiltà minore, del clero, di città e borghi. I parlamenti erano convocati dai sovrani, periodicamente per discutere e votare provvedimenti amministrativi, fiscali e militari. Restava esclusa la parte più povera e più consistente della popolazione.

 


 

 

La nascita degli Stati nazionali

si pone in un periodo storico che si fa partire più o meno nel Trecento, periodo in cui si vide scomparire il concetto di Impero Universale, ereditato dal Medioevo, e si vedeva affiorare quello di Stato nazionale, basato su un popolo e su una cultura; su questo concetto si iniziava ad aprire una nuova epoca storica.

L'idea di un mondo unito sotto un unico potere temporale e un unico potere spirituale si andava disgregando con la nascita della consapevolezza di una diversità nazionale ravvisabile nell'uso della lingua e nelle differenze culturali; infatti, mentre le vecchie istituzioni medievali, la Chiesa e l'Impero, vedono declinare il loro potere politico, si affermano sulla scena europea queste nuove realtà. Si tratta di monarchie che si consolidarono grazie a una serie di guerre espansionistiche, alla costituzione di un esercito permanente, alla creazione di un solido apparato burocratico e allo sviluppo di un sistema finanziario statale. Tutte queste innovazioni poggiano su una base politica ben salda: l'alleanza fra il re e le classi sociali emergenti, e cioè la piccola e media nobiltà terriera e la borghesia, unite intorno al sovrano nella lotta contro l'aristocrazia e i suoi privilegi.

I tre Stati nazionali che cambiano il volto dell'Europa sono la Francia, l'Inghilterra e la Spagna. Inoltre, la Chiesa si trovò in difficoltà ad affrontare questo concetto perché solo dopo il papato di Bonifacio VIII finì la dinastia pontificia che credeva ancora nella supremazia della Chiesa rispetto alle altre potenze europee del tempo.

 


La crisi del papato: 1300 elezione di Bonifacio VIII (violento, prepotente, vuole potere tutto alla chiesa) salito al potere per rifiuto di Celestino V (vedi Dante Div. Comm) ; ideale teocratico di Bonifacio (2 poteri: spirituale e temporale in mano al papa). 1300 giubileo (primo della storia) con promessa di indulgenza plenaria. In Sicilia appoggia Aragona contro Angiò - Toscana appoggia guelfi neri (Dante guelfo bianco in esilio 1302). Gli si oppone Re di Francia Filippo il Bello che vuole rinnovare regno da feudale a stato moderno e chiede tasse anche al clero. Bonifacio VIII lo scomunica con bolla Unam Sanctam - Filippo indice Stati Generali (borghesia, nobiltà e clero) che lo appoggiano contro papa. Filippo manda Guglielmo di Nogaret a catturare papa (oltraggio di Anagni) per 3 gg - il papa viene liberato, ma il suo potere è stato intaccato 1303 Bonifacio VIII muore.

 

Il suo successore Clemente V, temendo i re francesi, si sottomette alla corona e sposta sede papale ad Avignone in Francia - Cattività Avignonese 1305-1377 - Roma è nel caos senza papa- Gregorio XI riporta sede a Roma, ma provoca Scisma di Occidente 1378-1453. La Francia elegge suo papa Clemente VII (appoggiato da Scozia e Stati Iberici); Italia elegge Urbano VI (appoggiato da Germania, Inghilterra e stati italiani) - 1415 imperatore Sigismondo di Lussemburgo indice Concilio a Costanza in cui riunisce tutti i vescovi (le decisioni del concilio sono superiori a tutti anche papa) - fine dello scisma ed elezione di Martino V a Roma.

 

 

Guardare bene i seguenti links:

 

La crisi del medioevo la nascita degli stati nazionali

http://coppolafanel.altervista.org/stati_nazionali.html



Francia e Inghilterra

http://coppolafanel.altervista.org/le_monarchie_francese_e_inglese.html



 

Il primo stato nazionale: la Francia


Il primo embrione di "Stato Nazionale" si può rintracciare nella Francia. Essa aveva vissuto dal 1100 al 1200 circa ciò che visse poi l'Italia nel 1300, ossia una scissione e la nascita di una moltitudine di stati e marchesati. La situazione si era ancora più complicata con la conquista da parte dei Normanni dell'odierna Normandia.

Questi ultimi avevano conquistato l'Inghilterra nel 1066 con la battaglia di Hastings e avevano introdotto un'inconsueta anomalia: erano sovrani regnanti in Inghilterra, ma vassalli in Francia e obbligati a prestare al re l'omaggio feudale. A sua volta, il re di Francia poteva avere la soddisfazione di vedere in ginocchio il re d'Inghilterra, ma poteva anche considerare che una buona fetta delle terre del suo regno erano in mani inglesi.

 

L'unità nazionale

Filippo II Augusto

Con Filippo II Augusto e con la sconfitta subita dall'Inghilterra e dal re del Sacro Romano Impero Germanico nel 1214 alla battaglia di Bouvines, la Francia riconquistava le terre perdute in Normandia e questi rapporti complicati, tipici del mondo medievale, svanirono per lasciare il posto a una mentalità più moderna. Lo stato francese si centralizzava e si univa sotto un unico sovrano e indipendentemente dall'Impero, che continuava a esistere nel cuore dell'Europa, diviso in stati e staterelli.

I successori DI Filippo, Luigi VIII e soprattutto suo figlio Luigi IX, portarono la Francia a vivere un'"età dell'oro". Luigi IX non fu mai sottomesso alla volontà della Chiesa e limitò fortemente il potere dei baroni. Pose le basi per una direzione centrale dello Stato istituendo un'Assemblea dei funzionari e una Camera dei Conti. In pratica applicava alla Francia quello che Federico II di Svevia aveva fatto per il suo regno.

L'unico retaggio medievale della sua opera politica fu la testardaggine con la quale si dedicò alla riconquista dei Luoghi Santi. Egli bandì ben due crociate, la Settima e la Ottava, che si conclusero con spaventosi massacri e con la sua stessa morte, nel 1270.

Filippo e Luigi, dunque, avevano posto le basi per la fondazione di uno stato indipendente dalla Chiesa e dall'Impero. Farlo funzionare, tuttavia, era un problema complesso, soprattutto finanziario. Infatti, a quei tempi erano i feudatari che si pagavano il loro esercito e lo dovevano prestare al re in periodi bellici, e per il sovrano c'era anche il rischio che essi non glielo volessero fornire.

 

La tassazione della Chiesa

Così la dinastia capetingia decise di creare un proprio esercito e per trovare i soldi, Filippo IV detto il Bello fece dei prelievi straordinari dalle categorie più ricche e dalle decime dai territori ecclesiastici in Francia. Proprio questo fu la causa di un conflitto tra la Chiesa e la Francia, perché quest'ultima, con la tassazione delle decime, intaccava un antico privilegio ecclesiastico in atto fin da Carlo Magno, che aveva esentato la Chiesa in Francia dal pagare le tasse.

Per avere il consenso di prelevare le decime, Filippo il Bello convocò gli Stati Generali, ossia i tre più importanti ceti della Francia del tempo: nobiltà, clero e borghesia. Gli Stati Generali diedero la loro approvazione.

 

Lo "schiaffo di Anagni"

L'approvazione dei francesi fece sì che Filippo tentasse un'impresa molto rischiosa: entrato nella residenza estiva di Anagni del Papa Bonifacio VIII, grazie anche all'aiuto della famiglia romana dei Colonna, imprigionò il pontefice. Un signorotto, Sciarra Colonna, arrivò anche a schiaffeggiarlo dando così il nome all'impresa che passò alla storia come lo "schiaffo di Anagni". Il Papa, ormai vecchio, non tollerò l'affronto e morì pochi mesi dopo.

 

Un nuovo Stato nazionale: l'Inghilterra


Magna Charta

Come la vittoria francese sull'Inghilterra aveva condotto alla nascita dello Stato nazionale, così la famiglia regnante inglese dei Plantageneti aveva perso di prestigio, tanto che Giovanni Senza Terra fu costretto a firmare la Magna Charta Libertatum nel 1215.

La Magna Charta conteneva una serie di concessioni del sovrano, che costituivano però privilegio esclusivo dell’aristocrazia. La risonanza che il documento ebbe nei secoli successivi, e al di fuori dell’Inghilterra, è tuttavia giustificata da un fatto inconfutabile: la Magna Charta fu la prima concessione che i cittadini inglesi ottennero dal loro sovrano, e come tale segnò l’inizio dell’inarrestabile decadenza del re come monarca assoluto.

Quindi la sua importanza va ben oltre il suo reale contenuto, costituendo un precedente fondamentale e un punto di riferimento costante per tutte le successive rivendicazioni. Il riferimento ad essa delle moderne libertà individuali inglesi si giustifica con la progressiva evoluzione verificatasi in Inghilterra, per cui le istituzioni feudali si trasformarono nelle istituzioni politiche costituzionali moderne. In sostanza Giovanni si vedeva costretto a rinunciare al tentativo perseguito nei precedenti anni di regno: quello cioè di governare con la forza, senza tenere in alcun conto il consiglio e la volontà dei suoi sudditi. Doveva piegarsi a rimettere in vigore i diritti concessi dai re normanni e a garantire le libertà individuali. Apponendo il proprio sigillo alla Magna Charta, re Giovanni prendeva atto del fatto nuovo, per cui nessun uomo, nemmeno il re, poteva porsi al di sopra delle leggi. Un'importantissima e fondamentale pietra miliare nel concetto costituzionale, valido sia per il XIII secolo che per i secoli successivi.

Nel 1779 John Adamslo espresse così:

« Un governo fatto di leggi, e non di uomini »

La vittoria per la Francia fu quindi occasione di passaggio a una monarchia assoluta e a una forte centralizzazione; per l'Inghilterra, invece, fu occasione di un riconoscimento di alcune libertà, tanto da spianare la strada a un concetto di stato totalmente nuovo e a una monarchia rinnovata.

 

 

 

 


SPAGNA. La storia della Spagna si può dividere in due periodi: 1) dominazione araba (711-1212), che dopo il 1212 riuscì a conservare solo il regno di Granata: il resto venne riconquistato dai cristiani di Spagna; 2) dominazione cristiana (1212-1492), in cui la Spagna presenta quattro regni: Navarra, Portogallo, Castiglia e Aragona.

  1. Dei quattro regni, il Portogallo del sovrano Enrico il Navigatore (1394-1460) sarà impegnato in imprese marinare sull'Atlantico (1): il suo obiettivo era quello di raggiungere le Indie navigando lungo le coste africane; la Castiglia-Navarra rimasero aristocratico-militari, soggette all'anarchia nobiliare; l'Aragona diventerà più borghese, interessata al Mediterraneo (voleva togliere a Genova e Venezia il monopolio del commercio con l'oriente). La monarchia aragonese infatti s'impadronì della Sicilia dopo 20 anni di guerra contro gli Angioini francesi (guerra del Vespro: 1282-1302), Sardegna (metà '300) e regno di Napoli (1442), ma trascurò la politica interna, per cui, a unificazione avvenuta, l'egemonia passerà alla Castiglia.
  2. L'evento decisivo per la formazione della monarchia nazionale spagnola fu il matrimonio tra Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia(1469). Questa monarchia riuscì a reprimere l'anarchia feudale, ottenere l'appoggio della borghesia, evitando di convocare le Cortes (Stati Generali, dove la nobiltà poteva esercitare ampi poteri), riconquistare nel 1492 l'ultimo territorio rimasto in mano araba (regno di Granata). Si avvalse anche dello strumento dell'Inquisizione (1478) per punire il nemico della fede cristiana e il ribelle politico. Tuttavia le persecuzioni contro gli arabi (ottimi agricoltori) e gli ebrei (attivi commercianti) finì per danneggiare l'economia spagnola. Spagna e Portogallo aprirono la strada alle conquiste coloniali oltreoceano.
  3. Nel XVI sec. la Spagna ha enormi possedimenti coloniali; in Europa, sotto gli Asburgo, ha i Paesi Bassi e l'Italia meridionale. Verso la metà del XVI sec. le province settentrionali dei Paesi Bassi insorgono e formano uno Stato autonomo: l'Olanda, che viene definitivamente riconosciuto come Stato indipendente coi trattati di pace della guerra dei Trent’anni.
  4. Fu proprio grazie ai proventi dovuti alla conquista dell'America che la Spagna poté conservare il Regno napoletano e anzi espandersi in tutta Italia grazie all'appoggio della chiesa romana, che si servì proprio della Spagna e degli Asburgo per portare avanti la propria Controriforma (antiluterana e anticalvinista). Ma se fino al 1559 la Spagna poteva considerarsi una grande potenza europea (era governata da Carlo V che, per motivi di parentela, deteneva anche l’impero asburgico, che aveva ereditato la corona imperiale del sacro romano-germanico impero), dopo la morte di Carlo V (1558), che separa la Spagna (data al figlio Filippo II) dall’impero asburgico (dato al fratello Ferdinando), la Spagna inizia il suo declino, non in Italia, ma nei confronti dell’Olanda (che si libera della Spagna nel 1581), della Francia (con cui perde la guerra dei Trent’anni 1618-48) e dell’Inghilterra (che le distrugge l’intera flotta navale nel 1588).

Nota

(1) I primi esploratori e navigatori in terre lontane furono probabilmente italiani: dal francescano Giovanni da Pian del Carmine in Mongolia nel 1244, ai mercanti veneziani Polo, che raggiunsero la Cina nel periodo (1254-71), sino ai mercanti genovesi Vivaldi che, dopo aver attraversato lo stretto di Gibilterra (1291), costeggiarono l'Africa, senza però far più ritorno in patria.

 

 


Gli stati nazionali e la guerra dei cent'anni

http://www.slideboom.com/presentations/424006/Gli-Stati-nazionali-e-la-guerra-dei-cent'anni


LA GUERRA DEI CENT’ANNI

I rapporti tra le aristocrazie, Francia e Inghilterra, erano sempre stati intrecciati. La monarchia francese, che diventava sempre più potente non accettava che gli inglesi continuassero ad avere potere su i territori del Regno francese. La guerra iniziò quando, Carlo IV morì lasciando nessun successore, Edoardo III, allora, pretese sulla successione del trono in virtù dei suo rapporti di parentela con il re scomparso. Le sue richieste non furono ascoltate e la guida del Regno di Francia fu assunta a Filippo VI. Edoardo III non si arrese e iniziò nel 1337 una lunga guerra che sarebbe durata più di un secolo.

La guerra dei 100 anni: 1337-1453 tra Francia e Inghilterra per problemi di eredità sui territori francesi - dal 1066 Guglielmo il Conquistatore era re Inghilterra e duca di Normandia (territori nord Francia) - Giovanni Senzaterra aveva perso territori francesi nella battaglia di Bouvines nel 1215 (Magna Charta Libertatum, nascita parlamento bicamerale). Morto Carlo IV re di Francia nel XIV sec si estingue la dinastia dei Capetingi ed Edoardo III re di Inghilterra rivendica possedimenti in base a diritto di eredità e scoppia guerra. Motivo ufficioso è che Inghilterra voleva mercato delle Fiandre (lana e vino). 1415 Enrico V re d'Inghilterra  vince ad Azincourt e ottiene col trattato di Troyes da Carlo VI re francese il diritto di successione al trono per i suoi figli (unione delle due corone).1431 Enrico VI è re di Inghilterra e Francia, mentre Carlo VII (figlio di Carlo VI) si rifugia a Bourges senza più alcun titolo.

Sarà Giovanna d'Arco (ragazza che si dice mandata da Dio) a raccogliere un esercito di contadini (scontenti degli inglesi e delle tasse) e a liberare i territori francesi consegnandoli a Carlo VII eletto re dei Franchi nella cattedrale di Reims. 1431 Giovanna è bruciata al rogo per eresia (nobili e clero francese non la salvano per paura del suo potere). Inghilterra è impegnata per guerra delle due Rose 1454-1485 ed abbandona interessi in Francia.

 

 


La guerra ebbe anche momenti di tregua. Il conflitto fu lungo e estenuante e gli scontri tra i francesi e gli inglesi si alternava da un paese all’altro. Gli inglesi conquistarono vari territori francesi.

Una svolta fondamentale fu data a Giovanna d’Arco. Coinvolgendo il suo popolo lei riuscì a liberare Orléans dall’assedio dei nemici. Giovanna fu catturata e uccisa. Dal quel momento iniziò una progressiva ripresa della Francia. La guerra si concluse intorno al 1453 con la vittoria della Francia.


 

GIOVANNA D’ARCO.

Giovanna d’Arco è una contadina francese originaria della Lorena che, dopo aver avuto una visione, si dice mandata da Dio per liberare il popolo francese. Giovanna d'Arco riuscì a raccogliere un esercito di contadini (scontenti degli inglesi e delle tasse) e a liberare i territori francesi consegnandoli a Carlo VII eletto re dei Franchi nella cattedrale di Reims. 

Giovanna liberò Orléans, ma fu catturata e uccisa. Nel 1431 Giovanna è bruciata al rogo per eresia (nobili e clero francese non la salvano per paura del suo potere)

Tuttavia diede la forza alla Francia di continuare e non arrendersi. Infatti nel 1453 la Francia vinse. E Giovanna fu riconosciuta santa.