Augusto morì nel 14 d. C. e sappiamo che durante il suo principato Roma aveva vissuto un lungo periodo di pace.

 

Poco prima di morire Augusto aveva depositato presso il tempio di Vesta il suo testamento dove designava suo erede un figliastro, cioè uno dei tanti figli avuti da sua figlia. Inizia così quella che viene detta la dinastia giulio-claudia.

 

A Tiberio succedette il nipote un certo

Caligola sostenuto dai pretoriani (la guardia specializzata dell’imperatore che contava circa 9000 uomini). Ben presto il suo governo si trasformò in un violento dispotismo (tirannide che si fonda sulla indiscriminata e violenta imposizione della volontà del più forte) e dall’eliminazione fisica degli avversari politici.

 

Dopo pochi anni di governo nel 41 a. C. Caligola cadde vittima di una congiura ordita da un gruppo di senatori.

Ad esso succedette Claudio, probabilmente avvelenato dalla sua IV moglie Agrippina.

Claudio fu uomo mite ma un buon amministratore che seppe amministrare con saggezza e parsimonia le casse dello stato.

Morto Claudio il senato cedette alle pressioni di Agrippina che voleva favorire la successione di suo figlio Nerone.

 

Nerone ben presto si liberò dei suoi consiglieri tra cui Seneca (filosofo) e come Caligola si lasciò andare ad un feroce dispotismo.

Al fine di combattere l’opposizione del senato Nerone cercò consensi tra l’esercito e per ammiccarsi la plebe iniziò una politica di grandi opere pubbliche e di giochi circensi ma il lusso sfrenato della sua corte e la violenta persecuzione degli oppositori portarono ad un rapido deterioramento del suo potere che terminò col suicidio nel 68 d.C.

 

Con la morte di Nerone tramonta la dinastia Giulio-Claudia e s’inaugura la dinastia Flavia.

 

Per Roma cominciò un periodo di guerre civili e di anarchia politica.

Del resto l’indebolimento del senato e quindi della democrazia, portò gli eserciti ad imporre la propria forza anche nella scelta dell’imperatore. In un solo anno, 69 d.C. si succedettero quattro imperatori. L’ultimo di questi, 

 

Vespasiano, va ricordato per i seguenti motivi:

- Fu il primo imperatore non aristocratico con lui infatti saliva al vertice un rappresentante della classe dei cavalieri.

- Attuò una politica di risparmio

- Pose fine alla ribellione in Palestina. Ribellione degli Ebrei che si opponevano ai soprusi dei romani e non accettavano l’idea divina dell’imperatore. Gerusalemme e il suo tempio vennero distrutti e per gli Ebrei inizia una nuova DIASPORA (termine che significa dspersione), ciò allontanamento di un popolo dai confini della loro terra d’origine.

Con Vespasiano ha inizio la successione ereditaria. Divennero imperatori in successione i suoi due figli, prima Tito e poi Domiziano (81-96 d.C).

 

Vediamo ora la società e politica nel I secolo d. C.

Anzitutto nel corso del I e II secolo d.C. si assiste all’ascesa politica ed economica della classe dei cavalieri. La classe senatoriale ovvero l’aristocrazia perde il suo potere e man mano scompare vuoi per l’affermarsi dell’autocrazia imperiale vuoi per le repressioni operate dal dispotismo degli imperatori.

 

Da Augusto in poi la maggior parte degli imperatori cercò di accattivarsi i favori del proletariato urbano attraverso distribuzioni gratuite di grano e di alimenti. Questa politica consentì ai principi di presentarsi come protettori della plebe più povera comprandone l’appoggio politico.

Si può dire che un imperatore tanto più era odiato dalla classe senatoria tanto più era amato dal popolo. C’è da dire che nel tempo dopo la fine della Repubblica (da Cesare in poi) le assemblee popolari erano state svuotate di ogni potere politico. La popolazione non svolgeva più alcun ruolo politico e viveva nei quartieri degradati della città in condizioni spesso miserabili. Il Pane e il Circo diventavano gli strumenti con cui il potere politico riuscì a tenerla a bada; i grandi spettacoli pubblici e in particolare i giochi dei gladiatori li distraevano dalle loro tristi condizioni materiali.

 

Nel I secolo d.C. i domini romani erano composti da un mosaico di popoli.

Nel corso del tempo però assistiamo ad una progressiva romanizzazione, un grande mondo comune che si andava unificando da un unico sistema legislativo, monetario e linguistico. Con lo sviluppo artigianale e commerciale delle provincie la penisola italica ridusse la sua posizione egemonica.

 

Nel I secolo la politica estera dei successori di Augusto fu orientata al consolidamento dei confini esistenti fissando il confine nel Nord Europa sul fiume Reno e Danubio. Del resto le terre oltre questo confine non avevano nessuna importanza economica per cui non valeva la pena impegnarsi in dispendiose campagne militari.

A difesa dei confini (Limes) Roma procedette alla costruzione di un sistema di fortificazione presidiato da guarnigioni e collegato da un efficiente sistema di comunicazione. Col tempo molte di queste fortificazioni si trasformarono in vere e propri città.

 

Altri imperatori che vano ricordati sono:

Traiano (98-117 d.C.) va ricordato per aver avviato l costruzione dell’Arena di Verona, la

gigantesca Colonna Traina (che celebra attraverso un racconto per immagini la conquista della Dacia) e per aver ripreso l’espansione militare in Oriente (conquistò l’Assiria e la Mesopotamia)

 

Adriano (117-138 d.C.) fondò nuove città, contribuì alla diffusione della civiltà romana, costruì il mausoleo, oggi noto come Castel sant’Angelo e la bellissima Villa Adriana.

Il II secolo d.C. fu per Roma un periodo di grande prosperità e di potenza tanto da essere chiamato il “secolo d’oro” dell’Impero romano. I confini dell’Impero raggiunsero la loro massima espansione e la forza dell’apparato militare garantì un’epoca di pace. Un’efficiente amministrazione statale incoraggiò lo sviluppo economico sociale e una rete stradale ed efficiente favorì gli scambi e la circolazione di merci. Sorsero nuove città e si arricchirono di nuovi monumenti, teatri, terme, bagni pubblici, biblioteche, mercati e acquedotti.

 

Nel corso del II secolo furono però le provincie romane ad avere un forte sviluppo economico: la penisola iberica divenne una delle provincie principali per l’esportazione di vini, olio e grano, mentre le Gallie divennero una delle provincie più ricche per lo sviluppo dell’agricoltura.

 

Al grande sviluppo delle provincie romane sia ad occidente che ad oriente corrispondeva un graduale declino della penisola italica dove per esempio l’agricoltura non riusciva a stare al passo con quella delle altre provincie. Si aggiunga che molte persone erano impiegate nelle legioni e quindi riducevano la forza lavoro disponibile e si tenga in considerazione che le difficoltà dei piccoli proprietari terrieri ebbero l’effetto di favorire la diffusione del latifondo. Il risultato fu una grande crisi economica.

 

Alla fine del II secolo: la crisi economica, le lotte politiche per la successione degli imperatori, i costi della burocrazie e le spese militari, condussero lo stato sull’orlo della bancarotta.

 

Il II secolo si chiude con la morte di Commodo imperatore esibizionista e despota che aveva ripristinato la regola dinastica, elargizione alla plebe, giochi circensi e spettacoli, sperperando in modo dissennato le risorse dello stato e svuotando di ogni potere il senato. Morì vittima di una congiura dei gladiatori nel 192 d. C.

 

Con la morte di Commodo inizia la dinastia dei Severi.

 

Il senato inizialmente elesse Pertinace ma quando decise di mettere mano alle finanze dello stato riducendo le spese militari i pretoriani lo uccisero.

 

I pretoriano giunsero a questo punto a mettere all’asta il titolo imperiale che venne acquistato da un certo Giuliano ma contemporaneamente le legioni stanziate in Pannonia (Ungheria) elessero un altro imperatore:

 

Lucio Settimo Severo. Ne scaturì ovviamente una guerra che vide vincitore Settimo Severo. Con Settimo Severo si passa dal principato al dominato:

se nel principato il potere era diviso, almeno in teoria, con senato, nel dominato il potere era nelle mani dell’imperatore e sostenuto dall’esercito.

Come provvedimenti per affrontare il problema delle casse dello Stato aumentò le tasse e fece coniare nuove monete con una percentuale minore di metallo prezioso. Rafforzò poi i confini orientali minacciati dai Parti.

 

Dalla morte di Settimo Severo (211) alla presa del potere di Diocleziano (285) si susseguirono circa venti imperatori. Questi imperatori erano nominati dalle legioni in cambio di promesse, premi e vantaggi economici e spesso venivano assassinati dagli stessi legionari.

 

Questo periodo si può definire come un’epoca di anarchia militare ma segna anche l’inizio di una profonda ed inarrestabile crisi.

 

Le cause della crisi:

la risposta va ricercata innanzi tutto all’esterno dell’Impero. A Oriente i Parti avevano sottratto a Roma tutte la regione meridionale fino all’Egitto. Lungo il limes danubiano, i Germani compivano incursioni sempre più gravi.

 

Ad affiancare queste pericoli non mancava una crisi interna dovuta a:

- Le spese per il mantenimento dell’immenso esercito necessario a mantenere la difesa dei

confini.

- Gli imperatori reagirono a queste situazione aumentando la pressione fiscale e svalutando

la moneta.

- Le trasformazioni sociali, la società romana del III secolo era sostanzialmente divisa tra una massa di poveri e impoveriti e una piccola élite di ricchissimi latifondisti e imprenditori.

- Una forte diffusione di un sentimento di precarietà e di timore per il futuro che metteva in dubbio alcune delle certezze su cui si fondava l’Impero nei secoli precedenti.

 

Negli anni successivi Aureliano imperatore tra il 270 e il 275, si concentrò quindi alla fortificazione delle maggiori città italiche con cinte murarie i cui resti rimangono ancora oggi.

 

Roma e i barbari

 

Nell’immaginario romano le popolazioni che potevano costituire una minaccia erano i Parti più che i Germani. Infatti quest’ultimi rimanevano largamente sconosciuti ai romani che provavano nei loro confronti un misto tra timore e ammirazione e coltivavano una sorta di risentimento di chi è stato escluso da un mondo di benessere e di raffinatezza.

I germani non era un popolo unitario ma un insieme di popolazioni spesso molto diverse tra di loro e in guerra tra di loro. L’organizzazione sociale era quella del clan cioè un insieme di famiglie legate da un antenato comune. L’economia era basata sull’allevamento e l’agricoltura. Il commercio era ridotto a pochi prodotti artigianali e di fattura molto rozza.

 

Fino al II secolo il confine romano rimase per i Germani  invalicabile ma con la crisi del III secolo vuoi perché una parte delle legioni era impegnata a difendere il confine in Oriente o perché impegnati nella lotta tra i vari pretendenti al trono, le incursioni si fecero più numerose. Inoltre va considerato che la popolazione germanica cresceva di numero e spingeva a cercare nuovi territori e la pressione che esercitavano i popoli orientali anch’essi in cerca di nuovi territori.

 

Così nel 212 si verificò la prima grande invasione germanica quella degli Alemanni e ad essa ne seguirono molte altre.

 

L’impero comunque reagì in modo positivo sia perché:

- Aveva un esercito più preparato e ben addestrato

- Pagando a volte dei tributi per garantire la tranquillità dei confini

- Stipulando dei patti che trasformavano i barbari in federati cioè in truppe mercenarie al

servizio dell’Impero stesso. Inizialmente i federati erano popoli confinanti ma col tempo (IV secolo) essi vennero ricompensati col diritto di insediarsi all’interno dei confini romani.

 

 

 

Per obiettivi minimi riassunto facilitato

Dalla morte di Augusto (14 d.C.) alla fine dell’Impero Romano di Occidente

(476 d.C.)

Con l’imperatore Augusto l’Impero romano ebbe un periodo di pace. Dopo Augusto che morì nel 14 d.C. l’impero romano dovette affrontare una grave crisi economica e politica. C’erano molti problemi

Prima di tutto l’Impero era diventato troppo grande. Era diviso in province ma era comunque molto difficile controllare questi territori lontani da Roma. Bisognava avere un grande esercito che potesse difendere i confini (LIMES in latino)A difesa dei confini (Limes) Roma procedette alla costruzione di un sistema di fortificazione  presidiato da guarnigioni e collegato da un efficiente sistema di comunicazione. Col tempo molte di  queste fortificazioni si trasformarono in vere e proprie città. 

Gli imperatori per comandare non si appoggiavano al Senato (che in pratica non convocavano mai) ma ai generali dell’esercito.

Dovevano avere l’appoggio dell’esercito e del popolo e per questo dovevano pagare molto bene i generali.

Si può dire che un imperatore tanto più era odiato dalla classe senatoria tanto più era amato dal  popolo. C’è da dire che nel tempo dopo la fine della Repubblica (da Cesare in poi) le assemblee  popolari erano state svuotate di ogni potere politico. La popolazione non svolgeva più alcun ruolo  politico e viveva nei quartieri degradati della città in condizioni spesso miserabili. Il Pane e il Circo diventavano gli strumenti con cui il potere politico riuscì a tenerla a bada; i grandi spettacoli  pubblici e in particolare i giochi dei gladiatori li distraevano dalle loro tristi condizioni materiali.  

 

In pratica gli imperatori cercavano di assicurarsi il potere dando ai comandanti dell’esercito ricchezze e terre in cambio di protezione. Invece per il popolo organizzavano distribuzione di cibo e organizzavano giochi. Così il popolo se ne stava tranquillo e non si ribellava.

Le troppe spese per mantenere l'esercito e per tenere a bada il popolo con giochi e distribuzioni di cibo portarono ad una grande crisi economica e politica. Non c'erano abbastanza soldi. 

 

In 100 anni si ebbero moltissimi imperatori, alcuni poterono governare per brevissimi periodi. 

La necessità di difendere i confini da continui attacchi fece aumentare il numero dei soldati e quindi le spese dello Stato, per far fronte alle quali furono aumentate le tasse. Per mantenere l’esercito fu anche necessario confiscare (prendere con la forza) grandi quantità di prodotti agricoli e obbligare i coloni a prestare servizio militare. Migliaia di giovani contadini arruolati nell’esercito furono così sottratti al lavoro dei campi, che cominciarono a essere abbandonati anche per la mancanza di schiavi. Inoltre la popolazione diminuì, passando nell’Impero da 70 a 50 milioni di abitanti e quindi ci furono meno braccia a disposizione.

Lo Stato cercò di controllare direttamente tutte le attività economiche, cercando di trarne i maggiori vantaggi possibili, ma così facendo mandò in rovina molti piccoli proprietari terrieri e numerosi artigiani delle città. Le condizioni economiche dell’Impero diventarono disastrose; molti contadini, incapaci di pagare i debiti contratti, persero la libertà personale (divenendo servi della gleba, cioè servi della terra, perché legati alla terra in cui lavoravano, tanto che erano venduti dal padrone insieme ai campi).

 

La società romana del III secolo era sostanzialmente divisa tra una  massa di poveri e impoveriti e una piccola élite di ricchissimi latifondisti e imprenditori.  - Una forte diffusione di un sentimento di precarietà e di timore per il futuro che metteva in  dubbio alcune delle certezze su cui si fondava l’Impero nei secoli precedenti. Questo favorì la diffusione del Cristianesimo

 

Ricordiamo solo alcuni imperatori più importanti dopo la morte di Augusto, nel 14 d. C., 

l’Impero fu governato da dinastie di imperatori: 

  1. la dinastia Giulio-Claudia (Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone) dal 14 al 69 d.C. 

  2. la dinastia Flavia (Vespasiano, Tito e Domiziano) dal 69 al 96 d. C. 

  3. In seguito, dal 96 al 180 d. C., l’Impero diventò adottivo attraverso il sistema dell’adozione da parte dell’imperatore del suo successore. Furono così scelti anche imperatori originari delle province. In questo periodo l’Impero raggiunse la sua massima estensione, con la conquista della Dacia da parte di Traiano (106 d. C.). 

  4. Iniziarono le persecuzioni contro gli Ebrei e i Cristiani e l’Impero si avviò a trasformarsi in una monarchia assoluta: con Adriano tutte le province divennero proprietà assoluta dell’Imperatore.

  5. dinastia dei Severi (192 al 211 d.C.)

  6. Dalla morte di Settimo Severo (211) alla presa del potere di Diocleziano (285) si susseguirono  circa venti imperatori. Questi imperatori erano nominati dalle legioni in cambio di promesse, premi  e vantaggi economici e spesso venivano assassinati dagli stessi legionari. Questo periodo si può  definire come un’epoca di anarchia militare ma segna anche l’inizio di una profonda ed  inarrestabile crisi. 

  7. Nel 285 divenne imperatore Diocleziano, che governò per 20 anni e fu quindi in grado di attuare alcune riforme per riorganizzare lo Stato. 

 

Di Diocleziano è importante ricordare che 

  1. decise l’istituzione della tetrarchia: divise il territorio dell’Impero in 4 parti con quattro imperatori - due per l’Oriente e due per l’Occidente.

  2. raddoppiò il numero dei soldati, destinando truppe specializzate alla difesa dei confini; 

  3. tassò le proprietà terriere 

  4. aumentò il numero delle province, nell’amministrazione delle quali il potere civile fu separato da quello militare.  

  5. perseguitò i cristiani

 

L’Impero romano e il Cristianesimo

Il cristianesimo indebolì l’impero: il potere dell'imperatore si basava sul fatto che tutti lo dovevano considerare come un DIO. Per i Cristiani invece l’imperatore era solo un uomo. Questo portava a disubbidire all’imperatore e a mettere in crisi la sua autorità. In più i cristiani dicevano che tutti gli uomini erano uguali e questo portava gli schiavi e i poveri a ribellarsi.

I Romani cercarono di contrastare con ogni mezzo la religione cristiana.

I Romani non accettavano l’idea cristiana che tutti gli uomini fossero uguali e fratelli e che la religione dovesse essere distinta dallo Stato. Infatti il cittadino romano era convinto che l’imperatore stesso dovesse essere considerato come una divinità. Quando al Cristianesimo cominciò a convertirsi un gran numero di cittadini romani, lo Stato si sentì minacciato. Esso temeva infatti che i Romani convertitisi al Cristianesimo non avrebbero più rispettato le sue leggi. Tra il 249 e il 304 gli imperatori Decio, Valeriano e Diocleziano ordinarono violente persecuzioni dei cristiani. Ma il Cristianesimo si diffondeva sempre di più. 

Nel corso del terzo secolo il Cristianesimo cominciò a diffondersi anche tra i ricchi e divenne perciò una realtà con la quale lo Stato romano fu costretto a scendere a patti. 

Nel 313 l’imperatore Costantino riconobbe ai Cristiani la libertà di culto e da quel momento i valori e la cultura cristiani si intrecciarono sempre più con quelli romani.

La larga diffusione del Cristianesimo provocò però le prime difficoltà alla Chiesa: tra i Cristiani si ebbero divisioni e contrasti, che portarono alla nascita delle eresie (dottrine che non accettano le verità sostenute dalla Chiesa). Per risolvere questi contrasti con l’appoggio di Costantino si tenne un concilio a Nicea nel 325 (in quell’occasione vennero stabilite le verità della Chiesa cristiana, che vennero raccolte nella preghiera del Credo).

Nel 380 l’imperatore Teodosio con un editto proclamò il Cristianesimo religione ufficiale dello Stato romano e da quel momento cominciarono a essere perseguitati i pagani, quelli cioè che praticavano gli antichi riti romani. 

 

Alla morte di Teodosio, per suo volere, l’Impero venne diviso in due parti (Impero d’Occidente con capitale Roma e Impero d’Oriente con capitale Costantinopoli, l’antica Bisanzio) e affidato ai suoi due figli, Arcadio e Onorio.

 

Il crollo dell’Impero romano

L’impero romano era minacciato anche dalle popolazione che vivevano al di fuori dei confini: i barbari.

Queste popolazioni cominciarono a invadere i territori dell’impero e di prenderseli con la forza. Ricordiamo i Germani, gli Unni, gli Eruli, i Longobardi

Piano piano l’Impero romano di occidente si disintegrò. L’impero romano di oriente invece riuscì a sopravvivere per circa altri mille anni.

Nel 476 d.C. il generale Odoacre capo degli Eruli, depose l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo)

Nacquero i regni romano-germanici, controllati politicamente e militarmente dai Germani, ma con struttura amministrativa romana.

I Longobardi,  nel 568, guidati dal re Alboino, occuparono buona parte della penisola italica.

 

Quindi i problemi dell’Impero romano dopo la morte di Augusto erano 

 

  • Il territorio troppo vasto da poter controllare. Questo comportava l’esigenza di avere un gran numero di soldati per difendere i LIMES dell’impero.

  • Il grande potere che avevano i generali degli eserciti.

  • la grave crisi economica: mancanza di soldi per le troppe spese per gli eserciti e per tenere buono il popolo (organizzavano costosi giochi e distribuzione di cibo)

  • Il cristianesimo che indeboliva il potere dell’imperatore portava ad una rivolta del popolo sulla base del fatto che tutti gli uomini erano uguali (quindi niente schiavi)

  • Le invasioni delle popolazioni barbare che entravano nei territori dell’impero con la forza