Vincenzo Cardarelli (1887 – 1959), il cui vero nome era Nazareno Caldarelli, nacque a Tarquinia, dove suo padre (Antonio Romagnoli), d'origine marchigiana, gestiva il buffet della stazione ferroviaria e qui trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza. Figlio illegittimo, ebbe un'infanzia travagliata, privata sin dall'inizio della presenza materna (Giovanna Caldarelli abbandonò la famiglia quando Vincenzo era un bambino piccolo), caratterizzata da una menomazione al braccio sinistro e dalla solitudine. Compì studi irregolari, formandosi prevalentemente da autodidatta. All'età di diciassette anni fuggì di casa e approdò a Roma dove, per vivere, fece i più svariati mestieri, fra i quali il correttore di bozze presso il quotidiano Avanti!. Sull'Avanti!, del quale divenne redattore, ebbe inizio, nel 1909, la sua carriera giornalistica.

Fu un conversatore brillante ed un letterato polemico e severo, avendo vissuto una vita vagabonda, solitaria e di austera e scontrosa dignità. La sua è una poesia descrittiva lineare, legata a ricordi passati di qualunque tipo, siano paesaggi animali persone e stati d'animo, che vengono espressi con un uso di un linguaggio discorsivo e nello stesso tempo impetuoso e profondo.

Vincenzo Cardarelli è stato un uomo solo, ha vissuto nella solitudine quasi tutta la vita ed è morto a Roma il 18 giugno 1959 nell'Ospedale Policlinico, solo e povero.

Autunno

Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti,
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.

Già sentimmo arrivare le prime avvisaglie d'autunno

nel vento di agosto,

nelle piogge di settembre,

violente e simili ad un pianto,

già allora un alito freddo percorse la terra

che, adesso, spoglia e triste,

è illuminata da un sole tiepido.

La nostra giovinezza ( il miglior tempo della nostra vita) passa e tramonta,

in questo autunno che avanza con terribile lentezza e che ci dice addio ripetutamente.

Autunno, pubblicata in rivista nel 1931, viene poi inclusa da Vincenzo Cardarelli nella raccolta Giorni in piena (1934).

Analisi e commento: oggetto della poesia un tema ricorrente nell’opera di Cardarelli: la malinconia per lo scorrere del tempo e della vita umana, la maturità, che segue la primavera-giovinezza e che condurrà l'uomo, inesorabilmente, verso la fine della sua esistenza. Il Poeta racconta racconta l’arrivo dell’autunno, stagione dei raccolti, dei forti colori, ma anticipatrice dell’inverno. Cardarelli attraverso la poesia trasmette, oltre al passare delle stagioni anche il senso dello scorrere del tempo, che è uno dei temi ricorrenti del Poeta. L'autunno è una stagione che simboleggia il periodo della maturità che precede la vecchiaia. Come l'autunno che avanza lentamente verso l'inverno anche la vita del Poeta è arrivata alla sua piena maturità ed indugia nella sua stagione autunnale in un lento cammino versi la morte.

Le parole chiave che indicano lo stato d'animo del poeta sono soprattutto gli aggettivi riferiti alle piogge "torrenziali e piangenti", alla terra, che ormai è "nuda e triste", al sole che ha perso la sua forza e il suo calore ed è ormai pallido, tiepido, "smarrito".

La stagione estiva, cioè la giovinezza, qui non viene rappresentata in alcun modo, se non nei presagi d'autunno che ha rivelato (il vento d'agosto e le piogge settembrine).
Non c'è quindi una vera contrapposizione fra le due stagioni (come avviene ad esempio in Pascoli), ma piuttosto un passaggio delicato, continuo, impercettibile... Dalla bella stagione, proprio attraverso quelle prime piogge, quei primi aliti freddi, si è passati all'autunno senza quasi rendersene conto. Ed è un po' quello che avviene nella realtà: si cresce, si matura, si invecchia in un cammino lento, ma inesorabile, costellato da momenti diversi, positivi e negativi, che sfumano l'uno nell'altro, formando il nostro essere e la nostra personalità.


Nella lirica Autunnoil poeta utilizza uno stile preciso e misurato, che apparentemente non dà spazio all’espressione di emozioni personali. L’autunno, presentito nei fenomeni atmosfericiestivi (il vento e le piogge), è immagine della fugacità della giovinezza, che sopravvive solo nel lungo “addio” della nostalgia. Il tema della giovinezza fuggevole e lo scorrere del temposono motivi fondamentali nella poesia di Cardarelli. Lo stile lucido e raziocinante della sua poesia può essere visto come un’arma di difesa che il poeta oppone alla transitorietàe alla vanitàdella vita. Nella poesia non ci sono colori e lo stile asciutto e distaccato fa percepire una senso di tragicità e rassegnatezza.

Analisi metrica e figure retoriche


Lirica breve composta da versi liberi e impostazione classica. Un’unica strofa aperta e chiusa da endecasillabi (vv.1 e 11-12). Non vi sono rime ma numerose ricorrenze foniche.

La poesia può essere divisa in due parti, la prima di sette versi e la seconda di cinque, che segnano due diversi momenti della lirica. Il paesaggio autunnale descritto nella prima parte è personificato (le piogge sono piangenti, la terra rabbrividisce, il sole è smarrito, ecc.). Nella seconda parte l’avanzare lento delle stagioni è metafora dell’avanzare delle età della vita del poeta (parallelismo tra le stagioni e le epoche della vita umana).

La scelta del verso libero, organizzato in due soli lunghi periodi, fa pensare alla poesia come ad una lenta riflessione, come ad un flusso di pensieri che il poeta ha voluto trasferire su carta.

La lentezza del tempo autunnale è suggerita dalle frequenti cesure(forti pause interne), dalle numerose virgole presenti nel testo, dalla calma di questa stagione che è "indicibile" e anche dall'avverbio "lungamente" che suona come un'eco di addio alla vita.

La sintassi mediamente involuta e l’uso di vocaboli lunghi (“torrenziali”, v. 4; “indicibile”, v. 10; “lungamente”, v. 12) generano un marcato effetto di lentezza che caratterizza il ritmo del componimento.

Numerosi i richiami fonici (notiamo ad esempio l’insistenza sulle consonanti - n - e - m - ai vv. 1-2).

Il poeta ha inserito nella poesia vari enjambements come ad esempio tra il verso 1 e 2, 3 e 4, 9 e 10.
Vi sono termini semplici e moderni e varie figure retoriche: il poeta paragona l'alternarsi delle stagioni al trascorrere della vita con una metafora.

Personificazioni:"torrenziali e piangenti" (v. 4), "nuda e triste" (v. 6), "ci dice addio" (v. 12)"Autunno che incede"

"Sole smarrito"=sinestesia

Anastrofe: il miglior tempo della nostra vita è soggetto di passa e devlina ma nella costruzione della frase compare dopo (inversione)


1Autunno:Si tratta di una parola-chiaveper l’intero componimento.

2L’uso della prima persona plurale conferisce solennità e universalitàall’argomentazione: la riflessione non vale solo per il poeta ma, in generale, per tutti gli uomini.

3Attraverso delle immagini atmosferiche come il vento e la pioggia, i versi spiegano come la giovinezza sia minata dal presentimento della vita adulta, età lenta e dolorosa in cui le speranze cedono il posto a una “dolcissima agonia” .

4torrenziali e piangenti: la coppia di aggettivi associa un termine concreto (“torrenziali”) ad uno traslato (“piangenti”), che contribuisce all’umanizzazione della natura autunnale.

5un sole smarrito: la sfera semantica prevalente (si veda anche al v. 6 “nuda e triste”) è insomma quello del dolore dell’esistenzadi fronte allo scorrere - apparentemente assurdo - della vita umana.

6Nella seconda parte del testo, apertasi col v. 8, l’autunno e la “giovinezza in fuga” non sono più fuse in un’unica immagine “stagionale”, ma vengono separati e accostati in parallelo: mentre l’autunno avanza la giovinezza tramonta. Questo procedimento retorico aumenta il tono distaccato e realistico del componimento.

7 Lentezza e stanchezza sono attributi che esprimono l’assenza delle energie e delle speranze tipiche della giovinezza.

8il tempo migliore: richiamo esplicito a due poesie di Leopardi: gli uccelli che vagano nel cielo “festeggiando il loro tempo migliore” de Il passero solitario(v. 11) e il poeta che ricorda di aver dedicato la giovinezza agli studi (A Silvia, vv. 17-18: “il tempo mio primo | e di me si spendea la miglior parte”).

9Il congedo definitivo dura a lungo per via del ricordo, doloroso ma sempre vivo, della passata età felice.